La storia è di qualche giorno fa, ma merita di essere raccontata per alcuni risvolti esemplari.
Si narra qui la vicenda paradossale di un imprenditore bitontino, che, esasperato da angherie ed una giustizia, a suo dire, non sempre giusta, ha provato a fare da solo.
Dunque, prima ha subito l’incendio della propria autocarrozzeria – reato frequente perpetrato già in passato ad aziende simili in città – sulla strada provinciale 231 (ex Statale 98). E sappiamo cosa significhi vedere andare in fumo non solo la propria impresa, ma decenni di sacrifici e rinunce: un disastro assoluto. Specie in tempi di grave crisi economica come questi.
Disperazione ed esasperazione si impadroniscono in un attimo della vittima del crudele danno.
Allora, dapprima il ricorso a chi dovrebbe far tutelare le leggi.
In seguito, senza aspettare le consuete lungaggini italiche (o solo il tempo necessario per avviare le indagini?), il concittadino ha provato a far da sé, sospettando di responsabili e persino mandanti.
Ma la giustizia sommaria – per quanto di moda, in questi giorni – non è mai la soluzione idonea.
Così, alla fine, in commissariato c’è finito proprio il carrozziere.
Che sicuramente ha sbagliato, ma che, per istintiva reazione, ha subito oltre al danno pure la beffa…