C’è una tragedia più grande di quella sportiva che sta caratterizzando il Bitonto, ormai in caduta libera nel campionato di serie D, girone H. Ed è l’epilogo triste che ha avuto il passaggio da Bitonto di un giovane calciatore. Picchiato selvaggiamente da individui incappucciati, dopo una partita di calcio, il portiere Assane Diame ha deciso di abbandonare la nostra città, quasi insalutato ospite. Il ventenne senegalese si sarà sentito solo e braccato da tutti, reo di aver compiuto alcuni errori decisivi in altrettante partite dei neroverdi e, dopo aver cancellato parole, immagini e persino le foto profilo degli account social, ha deciso di andare via.
Ufficialmente, perché ha da concludere il Ramadan altrove – cosa che avrebbe potuto serenamente fare qui -, in verità per altro. Un ragazzino che veniva da una terra lontana, cercando fortuna per schivare i pericoli di un dramma più grande di lui, forse si aspettava solo di essere accolto con affetto e calore (come credo abbiano fatto solo Graziano, lui sì autentico sostenitore dei nostri colori, e Marcello, uomo magnanimo), e invece…
E dire che sotto le cure del sergente di ferro Gianni Iurino aveva anche fatto passi da gigante nella sua evoluzione tecnica, atletica e umana, tradottasi pure in alcuni interventi prodigiosi che son valsi punti importanti per la classifica deficitaria bitontina, presto dimenticati dalla tipica cecità tifosa.
Perché sbagliare è una colpa immedicabile, non la condizione indispensabile per crescere. E rispondere alla pur legittima contestazione, un peccato incancellabile (ma un cuore straniero, per giunta cucciolo, può avere la lucidità di sopportare vagonate di critiche?). Non aver saputo abbracciare un fratello fragile che sognava solo di scampare all’indigenza e alfine realizzarsi, è la più grande sconfitta per la nostra comunità, ammorbata da un atavico male invisibile e ognora serpeggiante, che non sappiamo come definire…