«Durante
l’era Fitto ci avevano convinto che avremmo perso posti per i ricoveri
specialistici a favore di quelli per la lunga degenza, a causa dell’invecchiamento
della popolazione. La persona doveva essere al centro del piano di rientro
effettuato nel 2010 che convertì il nostro nosocomio in distretto».
Apre così la prof.
Rosalba Cassano il secondo incontro del percorso comune “ApparteniAMoci” voluto dall’associazione Più Valore Onlus e Comitato Consultivo Misto e supportato
dagli assessorati al Welfare, alla Cultura e Pubblica Istruzione.
Promesse non mantenute, disillusioni e solo tanta
voglia di combattere – anche silenziosamente – per quello che spetta alla città
e ai suoi cittadini con la speranza di un appoggio e una volontà politica, che
spesso paiono mancare: «L’avvicendamento di
ben cinque assessori regionali non ha di certo agevolato questi passaggi».
Assente all’appello dello scorso venerdì 3 ottobre l’assessore
regionale alla Sanità, Donato
Pentassuglia, ma anche i consiglieri comunali della commissione paritetica
che si è occupata di redigere un documento da presentare agli organi superiori.
«Siamo un
territorio ricco di associazioni che raccolgono sempre le esigenze delle gente –ha subito dichiarato Marilena Ciocia del CCM – . Abbiamo lamentato una
discrasia tra le esigenze della gente e quelle della politica. Al piano di
riordino e alla chiusura, non è corrisposta un’apertura di servizi distrettuali
nonostante le rassicurazioni dei direttori generali».
«La percezione della sanità
è inesistente, ci sentiamo abbandonati sulle barricate del diritto alla salute
quasi in una sorta di guerra in cui dover combattere strenuamente per ottenere
dei risultati (forse) – rammaricata aggiunge Ciocia -. Non ci
spieghiamo come territori omologhi al nostro (vedi Conversano) hanno mantenuto le loro caratteristiche: nonostante l’affanno nel preparare documenti, questi non
hanno avuto nessun responso. Sebbene la popolazione attiva abbia fatto passi
giusti, adeguati, manca la volontà politica di dare certezze a questa barca in deriva sotto gli occhi di tutti».
L’obiettivo è quello di coinvolgere in questi incontri
l’assessore Pentassuglia o lo stesso Presidente Vendola che, però, più volte
interpellati non sono mai intervenuti.
«Ho incontrato
più volte sia l’assessore Fiore che la Gentile – chiarisce il sindaco Michele Abbaticchio – non ottenendo nulla e poi sono
stato politicamente scorretto con Pentassuglia: lo attaccai pubblicamente (leggi qui http://www.dabitonto.com/politica/r/il-neoassessore-regionale-alla-sanita-pentassuglia-grande-attenzione-alla-citta-di-bitonto/3705.htm) dicendo che doveva darci quel che ci
spettava. Mi sono candidato alla città Metropolitana sperando di poter servire
ancora le esigenze della gente e di tenere un occhio di riguardo verso le
questioni che ci interessano maggiormente.
Più realista e meno sognante la versione dell’assessore al Welfare Francesco Scauro: «L’ospedale è morto già nel 1978 quando ci chiesero di pensare ad un
nuova struttura e si rinunciò. Siamo andati verso la deospedalizzazione non avendo più un punto dove far arrivare le
urgenze e le patologie complesse. Sappiamo di cosa poter fare a meno, ma anche di
quello che ci occorre. Abbiamo da difendere il bene dei cittadini, senza
accontentare nessun politico di turno. Vogliamo un poliambulatorio serio e
della tecnologia a disposizione».
Ma come un moderno drone, la visione ampia, dall’alto,
è del dott. Antonio Moschetta, nome eccelso nella ricerca internazionale: «Credo che si debba salvaguardare la nostra salute con la prevenzione e
la possibilità di curarci. La sanità oggi, va al di là di un documento del
consiglio comunale: si estende su quattro punti fondamentali. Prevenzione, screening e diagnosi
precoce: devo avere la possibilità di andare in ospedale per verificare la mia
parte di rischio, a Bitonto abbiamo un aumento del 37% del tumore alla mammella
nelle donne tra i 30 e i 44 anni; aderenza
al territorio e assistenza domiciliare; cura ospedaliera: dobbiamo ripensare al sistema e non avere tanti
ospedali fenocopie, ma avere dei centri specializzati d’eccellenza che devono
saper gestire al meglio i pazienti; per ultimo l’emergenza urgenza che si divide a sua volta in cardiovascolare,
incidentale e fase terminale: forse solo in quest’ultima siamo a buon punto».
«Non
dobbiamo star qui a fare il tribunale dell’inquisizione per capire di chi è la
colpa – conclude Moschetta-. Dobbiamo creare una proposta che debba spiazzare i nostri amministratori e
percorrere un percorso costruttivo».
Conclude la cavalcata d’interventi l’onorevole
bitontino pentastellato Francesco
Cariello: «La politica non solo può ma deve poter fare qualcosa per questa
situazione: la rassegnazione nasce dalla disinformazione. Assieme alla tessera
sanitaria, bisognerebbe avere l’elenco delle cose che per
legge spettano ai cittadini».
E poi sui piani di rientro: «I piani di rientro hanno colpito per la maggior parte il sud, senza
valutare paese per paese, problema per problema. Cosa fare adesso? Il sindaco
deve andare a reclamare quello che spetta a Bitonto anche sedere in qualche
consesso sovra comunale: il patto di stabilità ci vincola troppo portandoci
solo a fronteggiare (se pure) l’emergenza
senza poter fare progetti a lungo termine».
Il prossimo appuntamento per approfondire la “questione nuove povertà” è per il 7 ottobre prossimo alle ore 18.00 in sala consigliare.