Condanna definitiva a 21 anni di reclusione per Fabio Giampalmo, il 23enne bitontino che nella notte tra il 4 e 5 settembre 2021, fuori dal bar di una stazione di servizio, uccise a pugni il 40enne Paolo Caprio.
La Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato, che chiedeva l’annullamento della sentenza con cui la Corte di Assise di Appello di Bari il 12 giugno scorso aveva confermato la pronuncia della Corte di Assise di Bari del 2023.
La difesa di Giampalmo, rappresentata in cassazione dall’avvocato Giovanni Capaldi, chiedeva che l’imputazione di omicidio volontario fosse derubricata in quella di omicidio preterintenzionale e che fossero escluse le aggravanti dei futili motivi e della minorata difesa. Lo stesso Procuratore Generale Dott. Rizzo, d’altronde, aveva chiesto che fosse ritenuta l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale, chiedendo che a seguito della derubricazione fosse concessa all’imputato anche la diminuente del giudizio abbreviato, non potutosi celebrare per la contestazione dell’aggravante dei motivi futili che rendeva il resto astrattamente punibile con la pena dell’ergastolo.
Ragioni respinte però dai giudici romani, che hanno reso definitiva la sentenza di secondo grado in cui si stabiliva che il 23enne aveva colpito Caprio con la volontà di ucciderlo. Conoscendo le tecniche di combattimento, Giampalmo avrebbe mirato abilmente all’atterramento del rivale, mettendo in conto che, con l’inevitabile caduta, la vittima avrebbe potuto riportare ferite mortali. Un atteggiamento amplificato dalla freddezza mostrata dopo l’aggressione, quando si allontanò senza esternare alcuna forma di stupore né preoccupazione.
Nel processo, si erano costituite parti civili la mamma di Paolo, le tre sorelle, la moglie e la figlia minorenne, assistite dagli avvocati Massimo Roberto Chiusolo e Rossana Fallacara, che da sempre hanno sostenuto che la contestazione di omicidio volontario formulata dal PM Dott. Abbadessa fosse corretta giuridicamente ed aderente alle emergenze processuali.