Era sabato 10
marzo 2012 quando Emanuele Giampalmo,
31 anni, venne brutalmente ucciso sotto la sua abitazione e oggi, dopo tre
anni, il suo killer è stato tratto in arresto dalla squadra mobile della
Questura di Bari.
Si tratta di Amendolara Francesco, classe 1990, considerato
affiliato al clan Cipriano.
Il presunto omicida si trovava già agli arresti
domiciliari per una precedente sparatoria (luglio 2013 in piazza Partigiani),
per cui, insieme ad altri, fu arrestato e condannato in primo grado a cinque anni
di reclusione.
«Dopo
quell’episodio, che è l’ultimo omicidio che registriamo a Bitonto da quel marzo
2012, vari sono stati gli episodi armati e conflitti a fuoco che hanno riguardato
la contrapposizione tra clan Cipriano e clan Conte –spiega Antonio De Iesu, Questore di
Bari – . Ma grazie ai continui interventi
del Commissariato e della Squadra Mobile, siamo riusciti ad arginare la
conflittualità anche perché spesso siamo intervenuti in maniera efficace con
provvedimenti sia di tipo cautelare grazie alla Procura della Repubblica di
Bari, la DDA in particolare, e grazie ad iniziative estemporanee con cui siamo
intervenuti per perquisizioni di arma e droga o su violazioni di sorveglianza».
Il
perché dell’omicidio. «I
due clan si contrappongono per motivi legati all’estorsione ma soprattutto allo
spaccio di sostanze stupefacenti – ha spiegato Luigi Rinella dirigente
della squadra mobile della Questura di Bari –. La
divisione storica in Bitonto è quella del clan
Cipriano che domina il centro
storico e il clan Conte – Cassano –
Modugno nella Zona 167, in
particolare quella di via Sandro Pertini. Queste zone di spaccio, seppur
definite, molto spesso non vengono rispettate e questo è il motivo dell’omicidio».
«In
quella fase approfittando anche della carcerazione di alcuni vertici del clan
Cipriano, il clan Conte – in particolare il sottogruppo che fa riferimento ai
fratelli Di Cataldo soprannominati “Le pecore” –,ha continuato Rinella, decidono di sconfinare e cominciare un’attività
di commercializzazione proprio ad opera di Giampalmoe di Vitariello nella zona dove
opera il clan Cipriano. Questo non è consentito e senza mezzi termini l’indicazione
data è quella di eliminare i concorrenti».
Vitariello e Giampalmo (detto “Robottino”) vengono individuati
dai killer (entrambi a volto scoperto) sotto l’abitazione della vittima, erano più o meno le 20 del 10 marzo 2012 e gli esecutori a bordo
di una macchina – risultata poi rubata qualche ora dopo – raggiungono via Planelli, probabilmente allertati da qualche altro complice che
aveva visto l’arrivo delle vittime, e l’Amendolara spara, sporgendosi dal
finestrino, almeno 5 colpi di pistola:
quattro colpiscono Giampalmo e uno colpisce il piede sinistro di Vitariello.
Giampalmo
viene colpito per essere ucciso: «La balistica e l’esame medico legale ci dicono che il primo proiettile è proprio quello che
colpisce l’addome, poi i successivi colpiscono l’arto inferiore, l’arto
superiore e il collo – continua Rinella -. Il povero ragazzo, tra l’altro, muore tra atroci dolori perché le
testimonianze e gli stessi commenti degli autori dell’omicidio descrivono quest’agonia
terribile di questo ragazzo a terra, in una pozza di sangue che urla il nome
della mamma per chiedere aiuto. Il Vitariello, invece, viene colpito soltanto
alla caviglia mentre tenta di fuggire».
Le indagini continuano per individuare il suo complice,
anche se gli elementi a carico di Amendolara sono particolarmente robusti.
Le
accuse sono quelle di omicidio, detenzione di porto dell’arma da fuoco, ricettazione dell’auto, con l’aggravante dell’articolo 7 a
ribadire ulteriormente che la contrapposizione è tra associazioni mafiose,
estorsioni e droga.
La spregiudicatezza con cui il clan Cipriano utilizza
le armi da fuoco è stata riscontrata varie volte: una tra le tante è proprio quella
della sparatoria che si verificò a luglio 2013 in piazza Partigiani nei pressi
della villa comunale in cui era coinvolto anche Amendolara.
In quella situazione individuarono un uomo con lo
scooter come del clan Conte e senza avere un minimo dubbio o esitazione
cominciano a sparare all’impazzata: soltanto per un miracolo non venne colpito il
conducente del veicolo, ma soprattutto delle persone innocenti che erano
presenti nella zona.
Si operarono prima tre fermi e dopo fu individuato il
quarto soggetto minorenne e la Procura dei minori emise una custodia cautelare.