Un partito simbolo di una sinistra aperta, riformista, che guardi al futuro senza timori e senza quella voglia – nemmeno troppo velata – di adagiarsi su vecchi riti e liturgie che l’hanno trasformato in questi mesi in terreno di battaglia dove a vincere non è stata la voglia di cambiamento ma bensì la cultura della conservazione.
È questa la ricetta presentata ieri sera dall’europarlamentare Elena Gentile, ospite della locale sezione del Partito Democratico per illustrare la proposta congressuale del segretario uscente Matteo Renzi.
Un importante momento di confronto interno, quello del Pd bitontino, in vista del voto sulle mozioni di domenica prossima riservato ai soli iscritti, primo step da statuto verso le primarie aperte del 30 aprile.
A fare gli onori di casa, davanti ad una buona platea, l’avvocato Roberto Toscano, sostenitore di Renzi e pienamente coinvolto nelle vicende del partito anche dopo l’ottima prova nelle primarie per l’individuazione del candidato sindaco culminate però con la vittoria a sorpresa di Sannicandro.
La grande protagonista, dunque, è stata senza dubbio Elena Gentile, un vulcano – come al solito – di proposte e di parole.
“Mi auguro che questo congresso sia luogo di incontro e non di scontro, come è invece avvenuto nei mesi scorsi durante le assemblee e le direzioni nazionali – ha sottolineato l’europarlamentare -. Ho seguito tutta la fase della scissione e sono davvero molto rammaricata per la decisione di molti compagni, che è parsa subito a tutti come una scelta non dettata da argomentazioni politiche ma bensì da un sistema elettorale maggioritario che consente ai piccoli partiti, anche con percentuali basse, di condizionare dall’esterno l’operato delle forze più rappresentative”.
“Renzi ha capito che il partito è il luogo dove poter dare ulteriore spinta alle politiche di governo e, nostro malgrado, il limite di non aver curato la vita nel Partito Democratico ha portato ad un malessere che non abbiamo saputo interpretare perché abbiamo perso di vista lo stile comunicativo che ci apparteneva – ha continuato la Gentile -. Renzi, e lo dice una che alle scorse primarie ha votato Civati, ha dimostrato anche a livello europeo di essere davvero l’unico, e forse ultimo, in grado di poter rappresentare degnamente le ragioni e gli interessi dell’Italia”.
Tra le motivazioni che hanno convinto la Gentile a spendersi per Renzi le proposte sulla decontribuzione per le assunzioni di giovani e donne, o lo sdoganamento delle premialità per favorire i più meritevoli in ogni settore.
“Respingo in maniera ferma e decisa chi sostiene che le politiche portate avanti dal governo in questi anni non siano state di sinistra, perché Renzi ha declinato e realizzato un’agenda politica che mai nessun precedente governo di sinistra aveva fatto nella storia:le unioni civili che cosa rappresentano? La legge sul caporalato di Orlando e Martina non rappresenta una svolta attesa da 60 anni? – ha proseguito l’europarlamentare di Cerignola -. È cambiata la visione di una sinistra ancorata a riti e liturgie antiche, serve un partito aperto, riformista, progressista che non si faccia prendere dalla cultura della conservazione, così come è successo col referendum del 4 dicembre dove è stata persa una grande occasione per liberare il Paese da norme asfissianti e burocrazia troppo lenta”.
Durissimo, di conseguenza, l’affondo di Elena Gentile sulla Cgil, “che è diventato un partito e non ha avuto la lucidità di comprendere come i voucher, ad esempio, fossero un esempio di politica seria per contrastare il lavoro nero”.
Le punture più velenose, però, sono arrivate alla fine verso un unico obiettivo: il governatore Michele Emiliano.
“È giunta l’ora, dopo due anni, che Emiliano inizi a lavorare seriamente e a governare la Regione Puglia smettendola di denigrare il lavoro altrui e svestendosi anche dai panni di assessore alla sanità – ha attaccato la frizzante foggiana -. A causa della sua ambizione personale, fuori tempo e fuori luogo visto che appena venti mesi fa è stato chiamato a governare la Regione, assistiamo con dolore alla decadenza della Puglia dopo dieci anni di successi del centrosinistra con Nichi Vendola”.
“Ci sono fiumi di denaro in ogni settore, a partire dall’agricoltura, che giacciono nei cassetti e che la Puglia non rendiconterà mai con la stessa efficacia dell’amministrazione Vendola – ha ribadito l’ex assessore alla sanità della giunta Vendola -. Agricoltura, sanità, infrastrutture: la Puglia è desolatamente ferma al palo: Emiliano si dedichi a ciò per cui i pugliesi, me compresa, l’hanno sostenuto e votato”.