«Il buon padre preferisce forse un figlio un po’ ignorante ma sano, soprattutto sapendo che, se è sano il figlio, lui, lo zio grandicello o il nonno non rischiano di far la coda in ambulanza davanti ad un Pronto Soccorso, con il respiro che diventa sempre più maledettamente corto».
È tutto racchiuso nella chiosa il messaggio lanciato sui social dal pediatra bitontino Ciccio Marinelli.
Il 60enne si è inserito nella discussione sulla scuola e sulle modalità più giuste per svolgere le lezioni, ormai al centro delle polemiche.
Dopo il botta e risposta tra Emiliano e il ministro Azzolina, ecco allora il punto di vista dei medici o perlomeno del singolo pediatra.
Lungo e argomentato il suo post che non risparmia critiche anche alla politica e alla gestione dell’emergenza soprattutto in Puglia.
Innanzitutto, il dottor Marinelli evidenzia i pro della didattica in presenza. Primo tra tutti, l’importanza della socializzazione. «La scuola, anche a causa della grande prevalenza degli incontri virtuali nelle giovani generazioni, è probabilmente rimasto l’unico momento di aggregazione reale» scrive il pediatra, ricordando che iniziano ad esserci «delle conseguenze psichiche anche importanti nei ragazzi, legate a questi lunghi periodi di isolamento».
A questo si aggiunge l’inefficacia della didattica a distanza. «Per vari motivi (alcuni, bisogna dirlo, legati a pecche organizzative sia dello Stato che delle stesse scuole), la DAD, così come si fa attualmente (poche ore, spesso nessun compito a casa, furbetti che fingono problemi tecnici e anche veri “default” dei collegamenti), è insufficiente, se non improponibile ad esempio nei primi due anni delle elementari».
«Le scuole NON sono un focolaio permanente – precisa poi -. I dati lasciano la scuola agli ultimi posti come incidenza dei positivi per quanto riguarda i luoghi di assembramento sociale». Ciononostante, la chiusura dei plessi sembra essere una possibile soluzione per ridare ossigeno alla sanità pugliese, ormai allo stremo.
«Il sistema è completamente saltato – denuncia infatti Marinelli tra i contro –. Delle famose 3 “T”, capisaldi della lotta al Coronavirus, non ce n’è una che funzioni ormai».
«Tracciare: è del tutto sfuggito di mano ad onor del vero in tutta Italia. Testare: il tempo medio di attesa di un tampone è di 15 giorni fra richiesta ed effettuazione. In questo periodo il resto della famiglia è completamente scoperto e può continuare a diffondere il virus o peggio ammalarsi. Questo è un problema molto diffuso in tutto il Sud (in alcune regioni del centro-nord l’attesa media è di 48 ore), ancor di più in Puglia (non faccio nessun commento politico perché il mio parere è assolutamente personale). Infine Trattare», giudicato dal medico «il problema dei problemi».
«Le rianimazioni nella provincia di Bari sono pressoché esaurite. Quindi chi sta male vien letteralmente sbattuto in giro per la Puglia –spiega –. I posti letto dedicati sono al limite ed anche se aprissero nuove strutture… dove sono gli infettivologi? E gli anestesisti? E gli infermieri specializzati?».
Un altro capitolo dolente riguarda poi le certificazioni.
«I protocolli sono chiari: un bambino anche con un forte raffreddore (rinorrea), è sospetto di infezione da COVID-19. Questo getta nel panico i genitori e nello sconforto noi pediatri che NON possiamo certificare un rientro scolastico per i famosi 4 o 6 giorni di assenza senza un tampone, poiché non esiste nel bambino quella sintomatologia più specifica (anosmia, ageusia, forte astenia, dispnea) che è molto più marcata nell’adulto e quindi, con le nostre mani/occhi/orecchie, quella che si chiama Diagnosi Differenziale è praticamente impossibile».
Secondo il medico, inoltre, la situazione è destinata a diventare sempre più ingestibile. «Il benefico clima del tacco d’Italia sta ancora tenendo lontane le ILI (sindromi simil-influenzali) e l’influenza stagionale, per la quale dovremmo vaccinare tutti, ma, ahimè, non ci sarà il tempo ed il modo, perché la seconda ondata è arrivata molto prima di ogni previsione. Quando queste si accavalleranno con il COVID-19 sarà un disastro per i medici e pediatri e, cosa peggiore, per le strutture ospedaliere già in grave affanno adesso. E quelle che entreranno in crisi saranno proprio le strutture pediatriche per ora solo parzialmente colpite dall’epidemia del Coronavirus che sappiamo esser abbastanza (non sempre!) mite nei nostri figli, al contrario dell’influenza stagionale».
In poche parole, per il dottor Marinelli il rientro a scuola in presenza è «una tragicomica Vittoria di Pirro» per le mamme che hanno fatto ricorso al TAR, inconsapevoli del danno che produrranno, e per alcuni professori che ignorano l’età media della classe docente e i possibili problemi di salute che alcuni colleghi hanno.