“Privo del sentimento di umana pietà, oltre che di totale e sprezzante indifferenza rispetto alle particolari condizioni soggettive di sofferenza delle vittime, le quali riponevano cieca fiducia nei confronti del medico”.
Sono durissime le parole utilizzate dal gup del Tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi, per motivare la sentenza di condanna a 9 anni di reclusione nei confronti dell’oncologo barese Giuseppe Rizzi.
Concussione ai danni di un pazienze, truffa ai danni di altri dieci, abuso di ufficio e truffa aggravata ai danni dell’istituto Giovanni Paolo II di Bari dove lavorava, i reati di cui è stato ritenuto responsabile.
L’accusa è di aver raggirato diversi pazienti terminali facendosi pagare prestazioni sanitarie e farmaci spacciati per “miracolosi” ai quali i pazienti avrebbero invece avuto diritto gratuitamente. Truffa che avrebbe messo in atto, grazie anche alla complicità della sua compagna, l’avvocato Maria Antonietta Sancipriani, condannata a 5 anni e 6 mesi di reclusione.
L’inchiesta su Rizzi, agli arresti domiciliari dal maggio 2021, partì infatti con la denuncia dei familiari di un paziente che aveva pagato oltre 127mila euro per la somministrazione di un farmaco, passato dal Servizio Sanitario Nazionale. Tutto documentato da registrazione degli incontri, conversazioni, messaggi e video della consegna del denaro.
Nel processo 11 persone si sono costituite come parte civile, tra cui anche l’Istituto Tumori e l’Ordine dei Medici.