Hanno ripreso
le catene, in modo ancora più “violento” e determinato di prima.
Perché
Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi non intendono arrendersi
in alcun modo dinanzi ad alcune ingiustizie che – a loro detta –
ritengono di aver subito. E di stare patendo ancora.
Dopo una lunga
ed estenuante battaglia estiva
che però non sarebbe andata come loro (e forse tutti) speravano,
lui, il medico bitontino in servizio a Gravina e lei, che invece
compie il suo dovere all’ospedale della Murgia, hanno deciso di farsi
risentire. Come avevano promesso.
Da
ieri mattina sono nuovamente incatenati davanti al “Fabio Perinei”
di Altamura, e da lì non vogliono spostarsi di un centimetro. Sono
stati anche ieri notte e ci saranno anche oggi.
Questa
volta hanno iniziato anche uno sciopero della fame, sempre a
oltranza. Entrambi si concluderanno soltanto se arriveranno e saranno
realizzate determinate condizioni: «ritiro
della sanzione (censura scritta) comminata a
Mangiatordi; archiviazione di tutti (due) procedimenti
disciplinari a carico di Francesco; fare piena luce sulle
responsabilità (civili e penali) del complotto (o mobbing?)
intrapreso ai loro danni»,come afferma in una nota il sindacato Usi-Iat Puglia.
Già,
perché tutto è cominciato nei caldi mesi estivi, allorché
Francesco e Francesca hanno più volte denunciato agli organi di
stampa una serie di disfunzioni e carenze del sistema sanitario
regionale, che sarebbero stati certificati anche da documenti
ufficiali e da inchieste giornalistiche (molto attivo il Quotidiano
italiano di
Bari del collega Antonio Loconte).
Per
l’azienda sanitaria locale (Asl) barese, però, i due avrebbero
recato un grave danno di immagine e ha deciso di aprire procedimenti
a loro carico. Che si pensava – c’era stata anche la parola del
direttore generale Vito Montanaro – si sarebbero conclusi in fretta
e positivamente. Così non è stato, invece, ed è per questo che i
due medici proseguono la loro battaglia, senza se e senza ma.
E,
soprattutto, senza l’appoggio della classe dirigente pugliese che, a
parte qualche parola di facciata e timido tentativo iniziale del
Movimento 5 stelle, si è disinteressata della questione.
La
solidarietà per Francesco e Francesca galoppa, invece, su Facebook e
sull’hashtag #noiduecimettiamolafaccia, che ha superato i 2.500
membri.