Lo aveva presagito il parroco don
Emanuele Spano durante l’inaugurazione, quando aveva ammonito i presenti
con un’espressione idiomatica ma efficace: “Facciamo
in modo che non durino da Natale a Santo Stefano”. Mai profezia è stata più
veritiera e inascoltata di questa, meritevole quasi di un raffronto con i
vaticini della mitica Cassandra.
Le giostrine collocate a giugno scorso in Piazza Roma hanno avuto una
vita brevissima, come quella di una farfalla o poco più: appena qualche mese. Per
tutta l’estate, stando a quanto riportano i cittadini, scene grottesche si sono
avvicendate in quel lembo della piazza massimamente a tarda sera. Pare che i giovani
facessero volteggi sull’altalena o giocassero sulla giostrina rotante, e
persino qualche mamma non ha resistito alla smania di tornar bambina per alcuni
istanti. Alla fine, il pony e la giostrina rotante hanno subito danni,
confermando i dubbi e i sospetti del primo giorno.
Inevitabile, quindi, è stata la polemica sul Far West della modernità,
l’odiatamato facebook. Da un lato le mamme dei bambini di Mariotto, agguerrite
nel difendere qualcosa che l’Amministrazione aveva voluto lì per i loro figli;
dall’altro alcuni adolescenti, che rivendicano con forza il diritto alla
spensieratezza e al gioco.
“Non c’è un cartello che vieta
l’ingresso ai maggiori di 12 anni, quindi non c’è nulla di male se facciamo un
giro sull’altalena. Pensate anche a noi, che non abbiamo mai goduto di niente”,
scriveva tempo fa un ragazzo, lamentando giustamente un’adolescenza poco
stimolante, ma dimenticando uno dei precetti principali del diritto romano: suum cuique tribuere. O altrimenti detto,a ciascuno il suo.
Fortunatamente, l’intervento dell’Amministrazione è stato più veloce
della luce. A pochi giorni dal guasto, è iniziata la risistemazione delle
giostrine, accompagnata da un monito ben preciso da parte del sindaco: “Le aree ludiche sono strumenti per perseguire
il diritto dei bambini alla felicità e devono essere difese dalla collettività
e dai costituendi comitati di quartiere”.
Ma dell’ “affaire giostrine”, il nodo irrisolto resta quella
telecamera che è stata collocata nell’area ludica come una sentinella e che
dovrebbe garantire un altro principio cardine del vivere civile: chi rompe
paga. Funziona davvero o è solo un pezzo da museo?