I viticoltori raccontano che un disastro del genere non si vedeva
dagli anni ‘60. E difatti, la campagna tutt’intorno Mariotto, con i suoi
tendoni d’uva pressoché distrutti, è un’immagine che ferisce gli occhi e il
cuore.
Quest’anno, decine di ettari di terra non daranno nemmeno un grappolo
e i vigneti appaiono perlopiù come un groviglio di foglie ingiallite e acini rinsecchiti. Solo qualche contadino più
fortunato riuscirà a recuperare una piccola percentuale del prodotto e avrà
quantomeno il piacere di vedere sulla propria tavola il frutto di un duro
lavoro. E pensare che si preannunciava un’annata finalmente fruttuosa.
Ad attaccare le viti, fino a entrare nel tessuto e “succhiarne” la
linfa vitale, è stata la peronospora. Si tratta -lo ricordiamo- della malattia
più grave che può colpire la pianta, un fungo che si sviluppa in condizioni di elevata
umidità e pioggia di 10 mm in 24-48 ore. Dunque, è chiaro che un simile “flagellum dei” sia da ricondurre alle
persistenti e abbondanti piogge dei mesi scorsi.
Tuttavia, pur consapevoli che dinanzi alle calamità naturali non si
possa far altro che rassegnarsi, a sorprendere cittadini e agricoltori è il
silenzio delle istituzioni. Nemmeno una parola di vicinanza o solidarietà per
quanti avevano riposto ogni speranza in un buon raccolto, nonostante non siano
mancate sollecitazioni sui social network a cominciare dall’Associazione
politica e culturale Movimento La gente.
“Perché
nessuno tra i membri della Commissione Consiliare Agricoltura è venuto a farsi
una passeggiata nelle nostre campagne?”, si chiede un viticoltore, “perché non si è provveduto quantomeno a
monitorare i vigneti che hanno riscontrato danni ingenti?”.
Dunque, a
questi “lavoratori della terra” non resta che sperare che qualcuno sottoponga
la questione all’attenzione del prossimo consiglio comunale, come è accaduto per
altre circostanze bitontine. Un punto qualsiasi dell’odg, purché finalmente se
ne parli.