L’ultimo episodio di violenza
accaduto poche ore fa nella “nostra” Bitonto ha riaperto ferite mai
sanate, ma anche un onesto dibattito tra un gruppo di cittadini che, a partire
dallo spazio virtuale di Facebook, dimostra di non volersi arrendere alla violenza,
ma soprattutto di non voler indietreggiare sui sentieri di una speranza di
riscatto che la comunità sembra aver riscoperto.
Un’ampia riflessione e una
decisa assunzione di responsabilità ci potranno aiutare. Questo contributo è un
passaggio di un profondo intervento che il cardinale Martini dedicò alla sua
Milano.
“Una città nasce da diverse contingenze storiche,
economiche, commerciali, politiche, anche conflittuali. Ma è alla fine sempre
il risultato di un atto di concordia e di intesa: un gruppo di persone decide
di vivere e lavorare insieme per scopi e vantaggi comuni.
Il valore
fondamentale su cui si regge una città non è primariamente la semplice buona
volontà dei cittadini, anche se giustamente il libro biblico dei Proverbi dice:
“Con la benedizione degli uomini retti si innalza una città” (Prov
11.11); non è neppure, questo valore fondamentale, il buon governo, anche se il
Siracide ammonisce che “una città prospera per il senno dei capi”
(Sir 10,3). Ma è un valore molto più sostanziale a cui il mondo classico dà il
nome di “amicizia”. … Occorre anzitutto avere amicizia per la città
e una fondamentale prima manifestazione di questa amicizia è il non fuggire da
essa. Non nel senso fisico … ma nel senso di non rifuggire dai problemi della
città vivendovi quasi per forza.
Bisogna invece prendersene cura, dire I care.
La città non è il luogo dove abitare il meno possibile, ma il luogo nel quale
imparare a vivere. Troppo spesso la città appare come un agglomerato di tanti
corpi separati, una serie di strati tra loro non comunicanti. Sono strati
costituiti da categorie sociali, ceti, professioni, interessi di lavoro. E’
importante attraversare questi strati con amicizie che mettano insieme costumi,
interessi, linguaggi diversi. …
Ma ne segue anche un impegno più generale, di
creare cioè canali di comunicazione tra i luoghi del lavoro e quelli della
ricerca, i luoghi della sofferenza e quelli del tempo libero, le carceri e la
buona società, le istituzioni culturali e la gente comune, gli emarginati e
quelli che sono ricchi di relazioni. Solo un grande sforzo comunicativo può
fare da substrato a tutte le iniziative pubbliche e private che tendono a dare
un nuovo volto alla città. La terza caratteristica dell’amicizia per la città e
nella città è la determinazione a creare le condizioni non solo per viverci
bene, nel senso di vivere comodamente, ma anche di operare per il bene nel
senso di predisporre le condizioni sociali e civili necessarie per uno sviluppo
virtuoso”.