Di Mimmo Rubino
Gentile Direttore, i tempi oggi inducono la coscienza civica a tornare a ripensare e riflettere con urgenza sul ruolo e sull’autonomia della Città di Bitonto rispetto alla città metropolitana di Bari e a richiamare i nostri delegati nel Parlamento e politici tutti a tutelare il territorio di Bitonto ricordando necessariamente l’excursus operativo svolto fino ad ora…. a distanza di oltre 10 anni dalla riforma Delrio, le cui nuove regole furono scritte nella legge 56/2014 entrata in vigore l’8 aprile 2014, data di pubblicazione del testo sulla “Gazzetta Ufficiale”, ed alla luce delle tante proposte di revisione Istituzionale degli Enti Locali, in particolare delle Province e Città Metropolitane, per il necessario adeguamento Costituzionale, all’epoca bypassato e ad oggi transeunte, è avvertita l’esigenza per la nostra Città di focalizzarne le prospettive, che non possono e non devono essere dimenticate da una certa falsa politica, al fine di salvaguardare e valorizzare la distinta specificità del Patrimonio Storico-Culturale Economico del Territorio BITONTINO, da NON ridurre ad un mero unum con Bari, manomettendo, così, secoli di storia, cultura ed economia.
Preliminarmente va rammentato il disposto dell’articolata e nota delibera n.58 del 03.10.2012, assunta all’unanimità dal Consiglio Comunale di Bitonto che ha detto da sempre NO all’annessione del territorio bitontino alla città metropolitana di Bari, la cui negazione era stata già espressamente preceduta da altra delibera del 06.08.2012 di assoluta contrarietà della delega al Comune Capoluogo di Bari, anche in seno di Pianificazione Strategica; pertanto rivendicando l’assoluta Autonomia del Comune, il Consiglio comunale di Bitonto aveva deliberato così contro la propria adesione già prima della richiesta di ingresso nella stessa. Con la delibera del 03.10.2012, in aggiunta, il Consiglio comunale indicava di intensificare ed accelerare una concertazione con i Rappresentanti Istituzionali dei Comuni limitrofi, con particolare riferimento agli Enti Locali appartenenti al Patto Territoriale dell’agricoltura e della pesca tra le Città ovvero di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Corato, Palo del Colle e Bitonto, per una popolazione di quasi 250.000 abitanti in totale ed oltre 810 kmq. di estensione territoriale. Questo percorso storico-economico-culturale aggregato era stato a suo tempo avviato e legittimato: dapprima in adempimento alla delibera CIPE del 21.03.1997 che aveva riconosciuto la rilevanza economica della nostra Area Vasta di riferimento, facendo affluire diversi miliardi delle vecchie lire a fronte di finanziamenti verso soggetti pubblici e privati; poi anche con altro riconoscimento del PIT n. 2 (Piani Integrati Territoriali) Area nord barese, che migliorava ulteriormente l’aspetto della propensione concertativa tra soggetti economici e sociali della stessa Area Vasta di riferimento.
Il lungo percorso è stato tuttavia interrotto dalla Regione Puglia che ha approvato successivamente altra concertazione afferente un’area metropolitana favorendo solo il Piano Strategico di Bari e non finanziando il “Patto delle Città – La diversità fa Sistema” presentato dall’allora Sindaco di Bitonto, prof. Nicola Pice in un’ottica di sviluppo paritario e policentrico della città metropolitana. L’Ente Città Metropolitana è stato imposto ai cittadini, dunque, dalla legge Delrio 56/2014 su richiamata, non tenendo conto della mancata adesione da parte di alcuni Enti Locali individuati che hanno espressamente deliberato il NO all’adesione alla città metropolitana come ad esempio le Città di Bitonto, Palo del Colle e Molfetta. Altre città, invece, come Ruvo di Puglia e Terlizzi comunque tenevano a precisare nelle proprie delibere assunte all’unanimità che venissero salvaguardate l’autonomia di tutte le proprie funzioni istituzionali e le funzioni svolte dalla ex provincia delegate ai Comuni, come in particolar modo e specificatamente quella ambientale “in quota parte”. Prevedevano altresì che oltre a ritenere imprescindibili tutti i principi e le funzioni svolte in autonomia, vieppiù, qualora venisse a costituirsi una nuova entità territoriale con una nuova prospettiva istituzionale come ad esempio una nuova Provincia nell’area Nord Barese tra la Città Metropolitana di Bari e la Provincia di Barletta Andria Trani, fosse demandato ad apposita consultazione referendaria cittadina la relativa scelta di adesione.
Sta di fatto che il legislatore all’epoca provvedeva viceversa a far confluire obtorto collo ex lege nella perimetrazione della città metropolitana, solo disegnata sulla carta, tutti i Comuni coincidenti con la ex Provincia. Circostanza, questa, geograficamente errata ed evidenziata in tanti incontri postumi avutisi nei centri istituzionali deputati: la Provincia di Bari, infatti, come altre in Italia, è estremamente più ampia e con caratteristiche peculiari differenti rispetto a quella che è l’individuazione specifica della stessa Città metropolitana (di Bari), la quale, quindi, cozza con quello che è il confine realmente antropizzato, il quale può includere concretamente le sole borgate baresi viciniori.
Tutto questo in barba alla libera espressione di autonomia degli Enti comunali acclarata in democrazia e giurisprudenza oltreché tutelata dalla Costituzione Italiana ed Europea.
Fa specie peraltro che laddove in Italia sono state volute molte città metropolitane, in Germania non esiste alcun riconoscimento giuridico delle stesse ad eccezione solo di Berlino, Bremen e Amburgo; in Spagna hanno trovato la quadra solo con Madrid e Barcellona; l’ordinamento portoghese riconosce solo a Lisbona e Porto lo status di città metropolitana; in Belgio l’unica area metropolitana è quella di Bruxelles, in Inghilterra il Parlamento ha istituito solo l’area metropolitana di Londra*. In Italia, dall’originario disegno di legge 142/90 per la designazione di n.4 città metropolitane Milano, Roma, Torino e Napoli, sono state poi fantasiosamente individuate dal legislatore n.10 città metropolitane (oltre alle suindicate anche Firenze, Bologna, Genova, Venezia, Reggio Calabria e Bari) più n. 5 delle Regioni a statuto speciale, ovvero Cagliari, Catania, Messina, Palermo e Sassari, per un totale di n.15 città metropolitane. È opportuno ora ricordare che a Bitonto nel 2013 ci fu grande partecipazione al convegno da parte della cittadinanza attiva nella sala comunale, presente anche il prof. Michele Marannino, ex vice Sindaco e docente di Diritto con propria tesi di laurea sulle Autonomie, oltre a diverse Associazioni di Volontariato invitate ad un lavoro di concertazione per possibili emendamenti in sede di redazione dello Statuto della Città metropolitana di Bari, ma nessuno delle proposte di modifiche agli articoli dello Statuto, che si andava redigendo di volta in volta in più giorni, fu accolto. Tra queste proposte si chiese che almeno in appendice, ed al fine della corretta storicizzazione del percorso di costituzione dell’Ente, si annotasse che i Consigli Comunali delle Città di Bitonto, Palo del Colle e Molfetta avevano espressamente comunque deliberato all’unanimità il NO all’adesione alla Città metropolitana di Bari. Ma anche a quest’ultimo riguardo fu negata dai redattori baresi la stesura di tale circostanza. Va detto che l’Ente Città Metropolitana, nato dalla modifica del Titolo V della Costituzione fatta con la legge Delrio nelle more della definitiva abolizione dell’Ente Provincia, è di secondo grado/livello: i suoi Rappresentanti, quindi, sono eletti non direttamente dai cittadini, come avviene normalmente in democrazia, ma da tutti i Consiglieri di tutti i Comuni della Provincia, nel mentre il Sindaco della Città Metropolitana è ope legis il Sindaco del Comune di Bari, la cui elezione viene fatta, non dimentichiamolo, solo dai cittadini del capoluogo (315.000 abitanti) escludendo, quindi, in modo non democratico, tutti i cittadini che restano della ex Provincia, pari complessivamente ad oltre 915.000 abitanti.
* “La Città metropolitana tra attuazione nazionale e prospettive comparatistiche”- Tesi di laurea di Gianvito Rubino in Diritto amministrativo correlazione in Diritto Pubblico Comparato- AA 2012-2013.
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