Sconcerto, sgomento, terrore. A poche
ore di distanza dall’ennesimo episodio di cronaca nera, Bitonto torna a
rivivere sentimenti di angoscia e paura. Si è tornati a sparare in pieno centro,
di sera, mentre le strade erano affollate da giovani, famiglie, bambini.
Solo il caso ha voluto che quei colpi di
pistola non colpissero nessun innocente. Ma resta la gravità e la drammaticità
dell’accaduto. Un episodio che lascia interdetta la città e tutti i bitontini,
che tornano ad interrogarsi sul tema sicurezza, chiedendo un dispiegamento di
uomini e mezzi maggiori, per non continuare a vivere nella paura e nel timore
di trovarsi nel bel mezzo di un nuovo episodio di cronaca.
Anche il primo cittadino Michele Abbaticchio, attraverso
Facebook, ha espresso il suo punto di vista sulla sparatoria di ieri sera. Un
messaggio ricolmo di dolore e angoscia per quanto accaduto ma che guarda oltre.
Guarda ad una città che non può e non deve fermarsi ad episodi del genere ma
deve continuare a crescere e camminare verso il futuro. Una città, però, che
deve essere anche in grado di abbattere e sconfiggere il muro di omertà che
ogni volta scende quando si è di fronte ad episodi di così tanta gravità.
«No. Non è
ammissibile quello che è accaduto ieri sera – commenta il sindaco – Certo, occorrerebbero più carceri, più
uomini dalla Polizia e Carabinieri. Chiaramente i clan dovrebbero sparire con
le loro guerriglie urbane che hanno già interessato (quest’anno) anche Comuni
come Bari e Molfetta.
Ieri sera nessuno
ha visto nulla mentre si sparava, molti hanno visto dopo e giudicano ora
inutile qualsiasi ipotesi di sviluppo dopo il colpo inferto alla nostra immagine e tranquillità.
Un Sindaco, però,
non si ferma qui. Ascolta con enorme sofferenza la paura dei suoi concittadini,
si sente isolato nell’assenza di denunce, può fermarsi un attimo ad ascoltare o
leggere lo sconforto di una Città condannata per un giorno o l’esaltazione di
un attimo dopo per una buona notizia.
Ma non si ferma.
Deve pensare ad implementare le aree a verde, a recuperare finanziamenti
esterni per garantire continuità di lavori pubblici, a rappresentare il suo
Paese al meglio e a ridurre i danni provocati da quattro disgraziati che non
hanno nulla da chiedere al futuro.
Per questa ragione,
per i giovani che invece ripopolano la Città contro ogni luogo comune, per chi
si impegna quotidianamente con grande spirito di volontariato per i più deboli
e per il territorio, per chi vorrebbe convincerci ad abbandonare nuovamente il
centro antico e le sue strade richiudendo tutti in casa, un Sindaco non può
fermare il proprio contributo alla costruzione della legalità, per quanto di
sua limitata competenza.
E il livello di
sicurezza si eleva anche nel momento in cui la gente si appropria delle strade
e nascono attività commerciali, limitando la velocità del traffico, aumentando
gli spazi di aggregazione continuamente e rendendo, per esempio, complesso
fuggire con un mezzo a due o quattro ruote.
Se fosse davvero
sufficiente un atto disgustoso ed eclatante per bloccare tutto, allora le mafie
del mondo avrebbero la chiave per entrare anche nelle nostre case. Proprio dove adesso
molti pensano, istintivamente, di restare».
A chiudere, un pensiero speciale alla
prima cittadina di un comune del varesotto, Laura Prati (sindaco di Cardano al
Campo), vittima della follia di un vigile e colpita da colpi di arma da fuoco.
«Ieri sera ero
distrutto. Stamane torno al mandato che mi avete conferito pensando al collega
Sindaco sparato ieri, in Provincia di Varese. Spero torni presto a raccontare il perché
continuerà a lavorare per la propria Città».
Sconcerto anche nelle parole dell’assessore alla Legalità, Rino Mangini, il quale ha ascoltato nitidamente i colpi di pistola da Palazzo
di Città.
«Ero nella Sala degli Specchi con altri
in riunione – ricostruisce Mangini – abbiamo udito dei rumori che sembravano
dei botti, siamo così usciti sul balcone ma non si capiva nulla. Abbiamo
chiesto a dei passanti ma non sapevano dirci se erano botti o colpi di pistola.
Dopo una mezz’oretta abbiamo visto arrivare le pattuglie della polizia e dei
carabinieri».
«È innegabile – commenta – che ci sia una
comunità da costruire nonostante tutti i diversi tentativi di distruggerla. Questo
è l’impegno nostro e di tutti i bitontini di buona volontà: costruire insieme
una comunità migliore, più forte e più unita».