La frusta retorica degli auguri. Le meravigliose frasi fatte che ci illudiamo possano mondare ogni peccato. Perché, quando arriva una festività, bisogna essere tutti più belli e più buoni. Non parliamo poi della Pasqua, che è passaggio e resurrezione insieme. No, non ci stiamo a questo allegro e ipocrita pic nic nel luogocomunismo. Persino il Cristo si risolleva dal sepolcro dopo averne passate di ogni, la predicazione della parola di Dio, le false accuse degli haters del tempo, il vile tradimento, le più strazianti torture fino alla dolorosissima crocifissione. Ecco, quasi niente di diverso, metaforicamente parlando, di quel che potrebbe accadere ad ognuno di noi, oggi. Già, allora lasciamo dietro quel masso il malaffare di chi usa il potere politico per schiacciare tracotante le formiche, che per costituzione non avrebbero intenzione di torcere un capello a nessuno. Il buio fagociti pure chi usa la Natura con disinvolta malvagità, dimenticando d’essere semplice, minuscola, peritura creatura nell’immenso Creato. Che rimangano nell’ombra per sempre gli spacciatori che distribuiscono male e merda agli angoli delle strade e se vedono che qualcuno disturba i loro loschi traffici sparano per ammazzare. Basta. Siano avvolti dalle tenebre tutti i voltagabbana che preferiscono seguire i refoli di vento piuttosto che la voce della coscienza. Restino pure nell’avello tutti quelli che arraffano ricchezze con famelica avidità e sprofondano così in un abisso di indigenza i povero che diventano sempre di più e sempre più poveri. Prendiamo di peso l’odio e l’invidia è scaraventiamole lì dentro, per tenerci sempre strette al petto l’amore e la solidarietà. Ecco, solo quando sarà accaduto tutto questo, potremo dire d’aver imparato la lezione della Pasqua.