Immagine

WEB PROJECT MANAGER
Alessandro Intini

venerdì, 23 Maggio, 2025
No Result
View All Result
Immagine

DIRETTORE DA BITONTO
Mario Sicolo

DaBitonto.com
  • Home
  • Cronaca
  • Politica
  • Cultura e Spettacolo
  • Sport
  • Aziende
  • Rubriche
DaBitonto.com
  • Home
  • Cronaca
  • Politica
  • Cultura e Spettacolo
  • Sport
  • Aziende
  • Rubriche
No Result
View All Result
DaBitonto.com
No Result
View All Result

Home » La Politica, ieri e oggi/Anche a Bitonto le donne sognano l’emancipazione. L’ascesa del movimento femminista

La Politica, ieri e oggi/Anche a Bitonto le donne sognano l’emancipazione. L’ascesa del movimento femminista

In occasione della campagna referendaria del 1974, in città si costituì la Lega per l'Istituzione del Divorzio

Michele Cotugno by Michele Cotugno
16 Luglio 2020
in Cronaca
La Politica, ieri e oggi/Anche a Bitonto le donne sognano l’emancipazione. L’ascesa del movimento femminista
Condividi con FacebookCondividi con WhatsappCondividi via Email

Tra i nuovi temi che si impongono nell’agenda politica italiana (e non solo) tra gli anni ’60 e gli anni ’70, uno dei principali, se non il principale, è senza ombra di dubbio il femminismo.

Tra i due decenni, infatti, si ha la cosiddetta “seconda ondata femminista”, che vide nella legge sul divorzio e nel fallimento del referendum che tentò di abrogarla i primi e più importanti successi, seguiti, nel ’78, dalla legge per regolarizzare l’aborto. Ma prima di raccontare quel che fu il referendum del ’74 in Italia e a Bitonto (lo faremo domenica prossima), è utile fare una piccola ricostruzione storica del movimento femminista che, a partire dal XIX secolo e continuando nel XX, si affermò anche in Italia, nonostante gli ostacoli sociali e culturali che ancora resistevano nella società italiana.

Prima di proseguire facciamo un breve salto indietro nel tempo, per comprendere il processo storico che ha portato, nei secoli, all’affermazione di un movimento culturale sensibile alla sempre maggiore emancipazione della donna e all’uguaglianza di genere. Un fenomeno che affonda le proprie radici nel rinascimento (anche se fenomeni che hanno anticipato il femminismo moderno ci sono state anche nelle epoche precedenti, nel Medioevo e anche prima, in Italia e nel mondo), quando si cominciò a lottare per aprire l’istruzione anche alle donne.

Rafforzandosi nel corso dei secoli con l’Illuminismo, la Rivoluzione Francese, si giunse così a quella che, fra i secoli XIX e XX, fu la prima ondata femminista. Eguaglianza di genere, nel campo dei diritti, della possibilità di accedere al voto, dell’accesso al lavoro furono gli obiettivi che perseguì, in questa fase, il femminismo, che riuscì, in diversi paesi, ad ottenere diverse conquiste sociali. Un forte incentivo all’emancipazione della donna fu rappresentato dalle guerre. Sì, proprio così. Nella loro drammaticità, le guerre consentirono alle donne di conquistare quell’emancipazione tanto sognata. Lo abbiamo visto, al Sud Italia, già con le azioni dei briganti contro i sabaudi, che videro un forte ruolo della donna. Ma, a dare un forte incentivo fu la Prima Guerra Mondiale.

L’assenza degli uomini, partiti per il fronte, costrinse le donne ad uscire di casa, a far cose tradizionalmente di competenza maschile. Per necessità e, per la prima volta, senza il timore di essere giudicate negativamente. Diventarono sarte, operaie, infermiere e, con entusiasmo, aiutarono l’uomo impegnato al fronte, conquistando una nuova autonomia a cui non vollero affatto rinunciare quando, finita la guerra, venne chiesto loro di tornare sui propri passi e cedere quelle posizioni nuovamente agli uomini.

A testimonianza di tutto ciò, un ampio carteggio, costituito dalle miriadi di lettere che le donne scrivevano ed inviavano per i più svariati motivi. Lettere che sono conservate anche negli archivi del comune di Bitonto.

«Nell’archivio comunale c’è un ricco carteggio che nasconde storie nascoste di donne comuni che chiedono al sindaco la licenza agricola, indennizzi per l’assistenza ai feriti, o chiedono di poter spedire viveri per aiutare gli uomini in trincea» disse, qualche anno fa, Nicola Pice, all’epoca presidente del Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto, in occasione dell’inaugurazione di una mostra, nella chiesa di San Giorgio, proprio sul ruolo della donna durante le guerre del ‘900.

Il ventennio fascista rappresentò una battuta d’arresto per le battaglie femministe, avversate dall’ideologia del regime. L’unica conquista fu il diritto di voto, limitato alle sole elezioni locali. Diritto fittizio, tuttavia, dal momento che fu annullato con la riforma podestarile che, introducendo la figura del podestà, annullò l’elezione di sindaco e consiglio da parte dei cittadini, sostituendola con la nomina da parte del governo. Solo con le elezioni del ’46 le donne ebbero per la prima volta l’occasione di votare.

Ma la Seconda Guerra Mondiale tornò a richiedere un più ampio ruolo della donna, essendo gli uomini tornati sul fronte. Le donne, quindi, si trovarono ancora a prendere il posto degli uomini e, dunque, ancora una volta, erano sempre più intenzionate a proseguire il percorso di emancipazione. Anche attraverso il lavoro, in una società patriarcale in cui era l’uomo a dover lavorare. Una volontà che le portò a scontrarsi anche con altre categorie sociali che, finita la guerra, reclamavano il proprio posto nella società: i reduci.

Lo abbiamo già visto, nel corso di questa rubrica, parlando proprio della questione dei soldati tornati dal fronte e di come questi chiedessero il conto dei loro sacrifici, chiedessero di riavere quel posto nella società che la guerra aveva loro strappato, costringendoli ad affrontare la morte sui campi di battaglia.

Riuniti anche in movimenti e in un partito (il Partito del Reduce Italiano) chiedevano lavoro in un paese dove il lavoro mancava e chiedevano che le aziende sostituissero la manodopera femminile, per dar posto a loro. Giungendo a manifestare contro le aziende che non avevano sostituito la manodopera femminile, come successe a Bari il 10 gennaio ’46, davanti alla Manifattura dei Tabacchi, alla Posta Centrale, al Consorzio Agrario e alla Società Generale Pugliese di Elettricità.

Contro l’occupazione femminile la pressione era forte, nonostante, a sua difesa spesso si posero i sindacati. Il sindacalista Giuseppe Di Vittorio, ad esempio, prese pubblicamente posizione a favore del diritto delle donne di lavorare.

Ma le donne non avevano intenzione di indietreggiare nel processo per l’emancipazione. Fu così che, tra gli anni ’60 e gli anni ’70, in coincidenza con le proteste del ’68, la secolarizzazione della società e l’emergere di nuove istanze nell’agenda politica, la protesta femminista tornò ad esplodere e si ebbe, quindi, la già citata seconda ondata femminista. Ondata che, già durante gli anni ’50, portò a grandi conquiste per le donne, a partire dall’abolizione della regolamentazione della prostituzione, con la legge 75/58 (meglio nota come legge Merlin, dal nome della prima firmataria, la socialista Lina Merlin) che, facendo seguito alle tante lettere di denuncia inviate dalle tante ragazze che vi lavoravano, chiudeva le cosiddette “case chiuse” o “case di tolleranza”. Un’altra conquista fu la possibilità, prima del ’60 negata, di accedere ai concorsi pubblici.

Ma più impegnativo banco di prova del femminismo italiano fu la battaglia per il diritto al divorzio, che portò all’istituzione della legge sul divorzio Fortuna Baslini, nel ’70. Una legge che pone fine agli effetti civili del matrimonio e che appoggiata da comunisti, radicali, socialisti e da parte del mondo cattolico che aveva abbracciato le ragioni delle contestazioni di quegli anni. Fu avversata, invece, dal resto dei cattolici e dalla destra. Fu il tentativo cattolico di abrogarla che portò al referendum del ’74 che, per i suoi promotori, fu un fallimento. Il “no” vinse e la legge rimase nell’ordinamento italiano, dove è ancora oggi.

Contro il diritto all’interruzione del rapporto coniugale forti erano le resistenze. Il divorzio era visto come un attacco alla famiglia e al suo ruolo cardine nella società italiana. Proprio per ottenere la possibilità di interrompere il matrimonio, nel ’66, si costituì la Lega Italiana per l’Istituzione del Divorzio (Lid). Un’associazione che fu attiva anche a Bitonto, dove, in piazza Margherita, proiettò “Diario di un no”, un’inchiesta cinematografica realizzata nel ‘74 da Gianni Serra e prodotta dalla Sezione stampa e propaganda del Pci, in occasione della campagna referendaria sul divorzio.

Dopo la vittoria del fronte del “no” altre conquiste del femminismo italiano furono la depenalizzazione dell’adulterio, il diritto all’interruzione di gravidanza, l’eliminazione della legge che, in caso di “delitto d’onore”, mitigava la pena per omicidio.

 

Articolo Precedente

Banca Popolare di Bari, nell’aula bunker di Bitonto si terrà il processo rinviato al 24 settembre

Prossimo Articolo

Topi rosicchiano e distruggono i fili elettrici. In tilt i semafori di via Crocifisso e via Volta

Related Posts

Atti osceni
Cronaca

Atti osceni in luogo pubblico. Rinviato a giudizio professionista 55enne di Bitonto

23 Maggio 2025
FUTSAL – Il Bitonto surclassa il CMB ed è semifinale scudetto
Cronaca

FUTSAL – Il Bitonto surclassa il CMB ed è semifinale scudetto

23 Maggio 2025
festa patronale
Cronaca

Al via la Festa Patronale tra fede, arte e musica

23 Maggio 2025
FUTSAL – Road to Cesena 1. Davide Schettini: “Contro il Sulmona per la storia”
Cronaca

FUTSAL – Road to Cesena 1. Davide Schettini: “Contro il Sulmona per la storia”

23 Maggio 2025
mercato settimanale
Comunicato Stampa

Forza Italia: “Il mercato settimanale di Bitonto va ripensato”

22 Maggio 2025
Sicolo (Cia Puglia): “La Regione tuteli gli uliveti o cambi stemma”. Consegnata ad Emiliano una proposta di modifica della legge regionale su autorizzazione impianti fotovoltaici
Cronaca

Sicolo (Cia Puglia): “La Regione tuteli gli uliveti o cambi stemma”. Consegnata ad Emiliano una proposta di modifica della legge regionale su autorizzazione impianti fotovoltaici

22 Maggio 2025
Prossimo Articolo
Topi rosicchiano e distruggono i fili elettrici. In tilt i semafori di via Crocifisso e via Volta

Topi rosicchiano e distruggono i fili elettrici. In tilt i semafori di via Crocifisso e via Volta

Notizie dall'Area Metropolitana

giovani ciclisti
Comunicato Stampa

Grande successo per la 3ª Giornata Azzurra dedicata ai giovani ciclisti

by La Redazione
7 Maggio 2025

Un'altra domenica di entusiasmo e passione per la 3ª Giornata Azzurra, nuovo grande appuntamento per i giovani ciclisti. I talenti...

Leggi l'articoloDetails
riuso

Sanb presenta la Festa del Riuso. Domani la prima giornata nel centro raccolta di Ruvo

26 Aprile 2025
campioni regionali

2º XC Colle San Pietro, Vittorio Carrer (Team Eracle) e Ilenia Fulgido (Team Valnoce) campioni regionali

16 Aprile 2025
“Monopoli, dal mare alla valle”. Domani l’inaugurazione della mostra fotografica

“Monopoli, dal mare alla valle”. Domani l’inaugurazione della mostra fotografica

9 Aprile 2025
mario cipollini

Mario Cipollini in Puglia, testimonial d’eccezione del nostro ciclismo

8 Aprile 2025

Rubriche

Isidoro Falchi
L'opificio del Diavolo

Isidoro Falchi

by La Redazione
23 Maggio 2025

Tutti si ricorderanno di Heinrich Schliemann , lo scopritore di Troia e Micene e di Arthur Evans, che rivelò al...

Tra i paesi del Subappennino Dauno

Tra i paesi del Subappennino Dauno

22 Maggio 2025

Mensile Online

DaBitonto.com

Privacy Policy Cookie Policy

Follow Us

  • Il Progetto
  • Redazione
  • La tua pubblicità
  • Contatta la redazione

© 2024 daBITONTO / Gruppo Intini srl - P.IVA 07183780720 Testata giornalistica – Reg. stampa n.684/2013 Tribunale di Bari
powered by Comma3

No Result
View All Result
  • Home
  • Cronaca
  • Politica
  • Cultura e Spettacolo
  • Sport
  • Aziende
  • Rubriche

© 2024 daBITONTO / Gruppo Intini srl - P.IVA 07183780720 Testata giornalistica – Reg. stampa n.684/2013 Tribunale di Bari
powered by Comma3