La musica come espressione
e strumento di impegno sociale.
Questa è la
prerogativa principale di Fabrizio Moro,
trentanovenne cantautore romano, che ieri mattina ha fatto tappa a Bitonto,
nell’aula magna dell’Istituto Tecnico Commerciale “Vitale Giordano”, per
incontrare gli studenti delle scuole superiori della città, in occasione del suo
tour, che lo ha portato ad esibirsi ieri sera a Lecce e lo vedrà
salire sul palco del Demodè Club di Modugno questa sera.
Fabrizio Moro ha
dialogato con tre giornaliste delle testate nostrane: Cinzia Monte per il nostro dabitonto.com, Fabiola Barile per bitontolive.it e Carmela Loragno per bitontotv. A presenziare all’incontro anche il
sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio,
l’assessore al marketing territoriale e alla legalità, Rocco Rino Mangini, e l’assessore alle politiche giovanili, Domenico Nacci.
Moro è salito alla ribalta del successo quando nel 2007, sul palco dell’Ariston, durante il
Festival di Sanremo, vinse la kermesse nella categoria “Giovani” col brano “Pensa”, una canzone dedicata a tutte
le vittime di mafia. Inevitabile, dunque, un riferimento a quel suo primo
grande exploit e al suo ruolo di cantautore.
«Il
ruolo del cantautore è quello di fotografare il contesto storico-sociale
attuale attenendosi il più possibile alla realtà –
ha fatto notare Moro –. Oggi, col sistema
dei media attuali, raccontare certe cose potrebbe essere controproducente tant’è
che i media possono iniziare a metterti da parte. Noi però dobbiamo raccontare la
verità del contesto storico-sociale in cui viviamo in maniera attendibile. Il
cantautore non è impegno ma dovere. Mi sento soprattutto un musicista e un
comunicatore, tant’è che il rap come forma di comunicazione mi ha influenzato
molto».
«Con
“Pensa” non mi sarei mai e poi mai immaginato che si accendesse una luce cos
grande sul mio percorso – ha aggiunto Moro –. La canzone è stata scritta dopo aver visto
un film su Paolo Borsellino. Il mio produttore presentò la canzone alla Rai, a
Sanremo ero l’unico artista a gareggiare senza un’etichetta discografica alle
mie spalle. La canzone era nata semplicemente una valvola di sfogo, non avrei mai
pensato potesse comunicare tutto quello che ha dato dopo. Per me però
rappresenta un vero motivo d’orgoglio sapere che ci sono tanti ragazzi che
hanno conosciuto le tante vittime di mafia grazie a “Pensa”».
Riferimento, poi,
al suo ultimo album, “L’inizio”. «In questi anni sono cambiate tante cose, ho
capito quali sono i miei punti deboli e sono migliorato. Questo album è stato
ragionato, pensato e credo sia davvero quello che oggi mi rappresenta di più».
Moro non è solo
cantautore, ma ha scritto testi anche per Emma
Marrone e Noemi. «Cambia molto
tra essere un cantautore e scrivere testi per altri», ha chiarito Moro, che poi
si è soffermato sulla realtà attuale dei “talent show”: «quando sei interprete di un percorso televisivo devi lottare per non
far spegnere la luce su di te. Per andare avanti però bisogna vivere le esperienze,
suonare, conoscere, incontrare. Ognuno sogna di suonare in un grande stadio ma
per arrivarci lì c’è bisogno di dedizione, di guardare al lavoro, comunicare
appunto».
Indimenticabili
alcuni aneddoti raccontati da Fabrizio Moro. Tra questi, uno dei più importanti
senza dubbio il duetto col leader degli Stadio, Gaetano Currieri, sul palco del Festival di Sanremo 2008,
interpretando la canzone che lo ha portato al terzo posto di quell’edizione, “Eppure mi hai cambiato la vita”.
Oltre alle parole,
non sono mancate le emozioni della musica, con Moro che si è esibito con due
suoi cavalli di battaglia, “Libero”e “Pensa”, e con “Sono solo parole”, grande successo
scritto per Noemi in occasione del festival di Sanremo del 2012.
La
chiusura è rivolta a chi lotta contro la mafia, «bisogna denunciare sempre, senza paura. Il futuro si costruisce con la
comunicazione ed il lavoro. Chi cerca una vita facile non è un uomo», e ai
giovani presenti. «Voi ragazzi siete
fondamentali, siete l’ingranaggio della storia di questa società, anche
attraverso il semplice voto avete la possibilità di dire la vostra – ha concluso
Moro –. Ricordate che le vittime di mafia
sono morte affinché voi possiate sentirvi parte fondamentale di questa società».