Quarant’anni, una vita o un soffio, chissà.
Una gerla piena zeppa di avventure mirabolanti, di esperienze segnanti, di sogni perduti e non.
Succede che si salpi per la navigazione dell’esistenza fra mille timori e altrettante incognite, ma intanto fai parte della mitica ciurma 3ª sezione F del celebre veliero nomato “Scuola Media Vincenzo Rogadeo”.
Fra una mite bonaccia e una truce procella, le onde dei giorni respirano silenziose verità che ognuno porta dentro.
E, al porto felice degli otto lustri, fra succulenti manicaretti e meraviglie culinarie varie, ci si ritrova con gli stessi occhi, con quella luce venata di malinconia, che vibra un poco se appena riaffiorano alla memoria una marachella o uno scherzo di quel tempo meraviglioso e irripetibile che è stato la giovinezza.
E le favole belle, che ardono nel cielo d’inchiostro, non sono altro che gli sguardi amorevoli dei professori che non ci sono più: l’onnipresente Paolo Rubino, l’impeccabile Maria Amendolagine, la melodiosa Maria Noviello, l’anglosassone Ottavio Berni Canani, il leggendario preside Vito Orofino…
E così – di quella classe che fu addirittura premiata dal sindaco Pazienza per aver realizzato, con cura e passione, il plastico del Centro Polisportivo di via del Petto, ovvero il “Nicola Rossiello“, un rendering ante litteram praticamente -, ognuno racconta quel che è stato in questo robusto capitolo di romanzo emozionante che è il nostro essere quaggiù: lavori, figli, persino nipoti, in sottofondo uno sgangherato Karaoke con canzoni rigorosamente stonate che provvedono a rinnovare l’esperienza dell’exitus per tanti monumenti della musica italiana.
Frattanto, la notte scende piano sui ricordi ricamati di nostalgia, la promessa di ripetere la chiassosa rimpatriata, un salto alla scuola del cuore divenuta ormai obliato rudere – questo, sì, segno inequivocabile che è passato un uragano fatto di cinismo e burocrazia che nulla ha a che vedere con la Storia dell’Istruzione di questa città -, mentre sull’anima si posa il balsamo salvifico, che nessuna farmacopea potrà mai contemplare: l’amicizia.