Non c’è due senza tre.
Dopo aver ospitato, con infinito candore, Renato Curcio e Barbara Balzerani, la nostra città apre le porte a Fabrizio Melorio.
Per la precisione, schiude i battenti della storica Biblioteca “Eustachio Rogadeo”, del cui rilancio si occuperà proprio l’esperto del ramo di origini romane per conto dell’Istituto “Don Luigi Sturzo”, – impresa che ha vinto regolarmente la gara d’appalto e che ha affidato l’incarico legittimamente a Melorio, che ne è funzionario a tempo indeterminato, è bene sottolineare – che gestirà la somma rinveniente dal Sac (Sistemi ambientali e culturali) Nord Barese Ofantino.
Bene, col dottore capitolino noi bitontini abbiamo chiuso tutta la parabola delle nefaste Brigate rosse, che fra gli anni Settanta e Ottanta seminarono morte e terrore – esattamente come, fra “strategia della tensione“, “destabilizzare per stabilizzare” e amenità del genere, i loro colleghi stragisti di estrema destra, ma di questi per fortuna manco uno abbiamo visto qui – nel nostro sempre malconcio Stivale.
Abbiamo ascoltato il Curcio, padre delle Br, pensatore sopraffino eppur banale, innocuo ormai – e ci mancherebbe, data l’anagrafe – e persino immalinconito. Nonostante tutto, concittadini lo ascoltarono adoranti. Mah…
E’ passata di qui (con tutti all’oscuro di tutto, è bene sottolinearlo) circonfusa da un alone d’arcadico idillio, la Balzerani, una che prese parte al rapimento Moro, non proprio una gregaria, propugnante un ritorno alla purezza del vivere secondo natura.
Peccato che la medesima fosse proprio colei che a colpi di pistola spaccò il cuore – sì dolorosamente recitava il referto impietoso dell’autopsia – del giovane figlio della nostra comunità, Michele Tatulli, in una gelida mattina milanese di trentacinque anni fa.
Ora, impegnativo e non gratuito incarico giunge per il Melorio, che risulta essere andato a processo per il ferimento del giuslavorista Antonio Da Empoli ed è stato coinvolto nella preparazione dell’attentato mortale al generale Licio Giorgieri.
Secondo gli inquirenti, insieme a Francesco Maietta, Claudia Gioia, Maurizio Locusta, Paolo
Cassetta, Daniele Mennella, Claudio Nasti e Gerardina Colotti, aveva rimesso in piedi il terrorismo rosso con l’Unione dei Combattenti Comunisti.
Ovviamente, non siamo tra quelli che vogliono che l’ombra della maledizione copra per sempre un essere umano che si sia macchiato di una colpa, certamente da espiare. La giustizia, comunque, ha da fare il suo corso, che per solito in Italia è accidentato e ansimante.
Per di più, è sacrosanto che la si offra sempre una seconda opportunità – ma pure una terza, una quarta… – di riscattarsi a chi ha sbagliato.
Però, senza nulla togliere alla grande professionalità del dottore specialista in archivi e biblioteche, ci chiediamo: ma era davvero opportuno fare questa scelta?
Quando sarà il momento – anche uno solo, fugace, ma fermo e profondo – di pensare anche a chi ha perso un padre o un fratello o un figlio, in quegli anni funesti?
A chi ha visto, lui sì, la propria esistenza segnata per sempre da una ferita lancinante e indelebile?
Non torna in vita chi è stato ammazzato, non c’è per lui un’altra chance….