Un’azienda.
La scuola da tempo ormai rientra fra le aziende di stato: con i dirigenti manager, l’autonomia finanziaria ed organizzativa, la flessibilità didattica e lavorativa, gli straordinari e gli incentivi, i tutor e le figure di sistema.
Un’azienda che deve tenere conto del fatturato e del prodotto anche a prezzo di tagli non poi tanto insignificanti. Ed anche del gradimento dei suoi utenti. Ai quali vorremmo chiedere con molta franchezza se ritengano questa scuola davvero all’altezza del suo compito, cioè insegnare.
A noi i risultati finora raggiunti in campo educativo non sembrano soddisfacenti, a giudicare dai tanti episodi di cronaca, dalla preparazione lacunosa ed incerta dei suoi alunni, dallo scarso senso civico che dimostrano le nuove generazioni.
Ma ci pare ancor più preoccupante l’atteggiamento dei docenti e dei discenti. I primi, ormai coinvolti in una girandola di corsi d’aggiornamento e di attività parascolastiche, sembrano avere ceduto alla retorica delle competenze e delle abilità a tutto svantaggio delle conoscenze, che pure dovrebbero rappresentare il fulcro del loro lavoro. I secondi si lasciano sedurre, forse anche opportunisticamente, dalle sempre più frequenti interruzioni dell’attività didattica dedicate a PCTO, Tutoraggio, Orientamento ed a vari tipi di educazione: civica, alimentare, ambientale…
Frattanto i programmi di studio languono e l’ignoranza sale. Insieme alla maleducazione, al bullismo, all’indifferenza, all’incapacità di apprendere anche le nozioni più elementari.
Insomma, sembra che, a furia di “educare”, non si insegni più nulla. Del resto, l’asticella della preparazione si abbassa sino a rasentare il suolo.
Mentre nessuno alza la testa per esprimere il suo disappunto o il suo malcontento. Se prima si manifestava contro una riforma o un provvedimento ministeriale, oggi si manifesta per la scomparsa dei distributori dalle scuole o per un mancato ponte festivo.
È produttivo tutto ciò? Colpa del COVID, dicono alcuni.
No, obiettiamo noi, colpa di chi preferisce caricare sulla scuola responsabilità della famiglia e della politica, quali l’educazione ed il rispetto delle leggi, per distoglierla dall’insegnare quelle conoscenze che, da sole, garantiscono l’unica vera autonomia: quella di pensiero.