La politica, si sa, va così.
Man mano che si avvicina l’appuntamento cruciale con le urne – elettorali per i protagonisti, spesso cinerarie per i cittadini -, la tensione sale al punto tale da farsi beffe del logos.
In questi giorni, dunque, impazzano le consuete schermaglie tra partiti e liste, candidati (ah, benedetta etimologia, sempre troppo oltraggiata) alla poltrona somma e quelli alle primarie preliminari di centrosinistra.
L’agone politico infuocato sembra somigliare all’aia di una masseria in cui, con sprezzo del ridicolo, le beghe personali e la canea assordante sommergono con nonchalance ogni ipotesi di programma concreto per il bene della comunità.
Insomma, il solito teatrino, non molto divertente, al quale abbiamo ormai fatto il callo.
Tuttavia, c’è qualcosa che va rimarcato.
In questo nebuloso bailamme, l’ultimo medium tra gli aspiranti padroni del vapore e i cittadini è rappresentato – piaccia o no – dal mondo dell’informazione. Che, con tutti i limiti del caso, è popolato da ragazze e ragazzi che, al prezzo di mille rinunce e altrettanti sacrifici, hanno un solo sogno: raccontare la vita della città seguendo le regole della deontologia professionale e, soprattutto, la voce della propria coscienza.
Ergo, prima che giunga ferale su di noi lo tsunami della campagna elettorale, è bene che tutti rispettino la dignità di tutti – lo so, chiedo troppo -, che tutti gli attori tengano sempre in considerazione che hanno a che fare con esseri umani, che, in quanto tali, meritano (incredibile dictu) di essere rispettati.
Se, poi, nel novero di costoro, i nostri politici, colti da inusuale pietas, riusciranno ad includere anche i giovani (e meno giovani) giornalisti, i rappresentanti di questa vil razza dannata saranno eternamente grati.