Tanto
rumore per nulla.
La
vicenda “Inpa” può essere tranquillamente riassunta scomodando
il drammaturgo inglese William Shakespeare.
E
i motivi non sono difficili da capire: dapprima spostamento
improvviso della sede, il 31 luglio, da via Carrara nelle stanze
vuote di Palazzo Gentile. Poi da qui in un locale di corso Vittorio
Emanuele, quindi, in teoria, nei locali della ex Snai di via Giovinazzo, infine, effettivamente, nella zona artigianale.
Poi,
da ieri (anche se il trasloco è avvenuto già sabato) gli uffici
della società che gestisce i tributi locali minori (e lo farà, a
quanto pare, fino a fine anno visto una ulteriore proroga ricevuta)
sono tornati alla casa madre. In via Carrara. E secondo i vecchi
orari: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, il giovedì dalle
15.30 alle 17.30, come recita il cartello rimesso in fretta e furia.
Tutto,
allora, è tornato alla normalità, anche se la vicenda resta davvero incredibile, perché svoltasi tutta nell’arco in meno 10 giorni. Dal
31 luglio, giorno in cui senza preavviso e ultimo dì di proroga del
contratto di riscossione dei tributi gli uffici dell’Inpa si
trasferiscono, fino all’8 agosto, quando tornano all’ovile.
Al
momento, sono poco chiari le ragioni di questo repentino passo indietro, anche se le ipotesi più probabili sono quelle di un
rinnovo dell’accordo con il proprietario dei locali di via Carrara, o
l’impossibilità della zona artigianale di poter ospitare l’Inpa.
Sulla
vicenda c’è stato il forte interessamento di Paolo Intini, l’ex candidato sindaco e attuale consigliere comunale del Partito
democratico, che ha presentato una interrogazione scritta ad hoc per
chiedere lumi sull’operato dell’azienda.