Traboccano. Materialmente traboccano. Nel senso che non hanno più spazio dove sistemare la roba che periodicamente ricevono. I depositi dei Musei italiani sono strapieni, nascondono tesori ma risultano inaccessibili al pubblico. Tre condizioni che non sembra preoccupino chi di dovere. Ma impediscono a chiunque di fruire di un bene comune.
Ogni anno, infatti, nei depositi dei musei italiani centinaia di reperti ed opere d’arte si accatastano sui precedenti in attesa di interventi di catalogazione, analisi, restauro, che spesso durano decenni. Molti dei materiali accumulati, non avendo un alto valore commerciale, potrebbero essere affidati a soggetti terzi per l’esposizione al pubblico. Ad esempio, ad una scuola dove un ben curato allestimento di ‘frammenti’ del Passato consentirebbe, ad alunni, docenti, genitori, personale, utenti occasionali, di meglio familiarizzare con l’Arte (e l’Archeologia), rendendo ancor più efficace l’azione educativa.
Del resto, crediamo che, al di là di prevedibili intoppi burocratici, che si possono risolvere con buona volontà e disponibilità, esporre e custodire dei reperti non dovrebbe essere un impegno o una responsabilità notevole, per le scuole, quasi tutte protette da sistemi di allarme e/o servizio di sorveglianza. Anzi, ospitarli significherebbe aumentare il prestigio dell’istituto e, soprattutto, educare al senso del Bello ed alla conoscenza dell’Antico, valori fondamentali per una società come la nostra, forse troppo concentrata nel presente e sempre più proiettata nel futuro anche perché dimentica del Passato.
Ma significherebbe pure avviare un insieme di pratiche virtuose fatte di donazioni, elargizioni, momenti di studio e approfondimento, collaborazioni ed altre attività utili a migliorare il rapporto con il Territorio ed il livello culturale. Il che non ci sembra un’utopia né una stramberia. Più semplicemente, un impegno deciso nel riaccostarsi al Passato.