Non mancano i
residence e i bed&breakfast di Vieste. O altri locali di Molfetta. Ma sono
soprattutto bar, ristoranti, alberghi. Hanno in comune un bollino con tanto
di marchio del ministero dell’Interno “io non pago il pizzo“.
Attaccato in vetrina e ben visibile. Sono le attività certificate antiracket:
commercianti, imprenditori, esercenti che non pagano i clan e che s’impegnano
a denunciare le estorsioni. Ci sono anche 5 negozi bitontini: l’atelier sposa Grazia Salerno, la Robles a.r.robles, il centro
estetico “ll Bello è Essere”, la Feba Costruzioni e il Ghibly Lounge Cafè. In questi centri vige
il principio del “pago chi non paga”.
La lista degli 85 negozi pugliesi è stata inserita nelle nuove
pagine gialle antipizzo pubblicate dalla Federazione antiracket italiana.
La categoria più numerosa, si diceva, è quella che comprende
hotel, villaggi turistici e residence. Così il turista che vorrà trascorrere
le vacanze sul mare a Vieste saprà che pagare un soggiorno a la Baia degli
Aranci, al residence Cala Molinella, al camping San Pablo, all’hotel I
Melograni o nel lido Oasi non andrà a incrementare i guadagni della criminalità
organizzata. Chi vorrà prendere il caffè al Twetytwo di Molfetta o sorseggiare
un drink al Ghibly Lounge Cafè di Bitonto avrà la garanzia che i propri soldi
finiscano unicamente nelle casse del bar. «È un modo per diventare
consumatori consapevoli – si legge sulle pagine gialle antipizzo
pubblicate online sul sito della Federazione antiracket italiana – perchè
in terra di mafia l’ acquisto di un bene o di un servizio non è mai una fattore
neutro. Se si compra un paio di jeans in un negozio che regolarmente paga il
pizzo alla mafia, di fatto, il consumatore inconsapevolmente contribuisce a
finanziare l’ organizzazione criminale. Acquistare in un negozio che ha
denunciato i mafiosi o non paga il pizzo garantisce al consumatore che nessuna
parte del suo denaro giungerà agli estorsori».
L’elenco dei commercianti che hanno aderito all’iniziativa è
lungo. Perchè oltre ai bar, negozi turistici, ristoranti ed alberghi, ci sono
anche negozi di informatica, telefonia, pub, discoteche e caffetterie, sale
da gioco “pulite”, artigiani e falegnami, autocarrozzerie e atelier
da sposa, aziende agricole e cartolerie. «Abbiamo selezionato gli
imprenditori che fanno parte delle associazioni antiracket e si impegnano a
denunciare le estorsioni – spiega il coordinatore del progetto “Consumo
critico”, Renato De Scisciolo, referente regionale della Fai-ma da novembre
allargheremo la platea, perchè ci sono pervenute richieste da tutta Puglia di
negozi che vogliono aderire al progetto».
Sul sito della Federazione italiana antiracket, inoltre, è
possibile sottoscrivere il manifesto di “Consumo critico”, una sorta di
manifesto del cittadino consumatore per lo sviluppo della legalità.
La guida delle attività antipizzo sarà presentata ufficialmente
il 6 luglio prossimo nell’aula consiliare del Comune di Molfetta, alla
presenza dei responsabili ministeriali del progetto e del presidente della
Federazione antiracket italiana, Tano Grasso.