Chissà come dev’essere vivere in un’auto con due figlie.
Ti stendi cone puoi, ogni tanto esci per sgranchirti le gambe e conti le ore che non passano mai, in un crudele stillicidio.
Sono mesi, ormai, che lo fa la signora F. con le sue due ragazze.
A febbraio, marito rimasto d’improvviso disoccupato e figlio in perenne ricerca di un’occupazione che non si trova, ha dovuto lasciare la casa perché morosa.
Si sono tutti sistemati alla meno peggio.
Durante il giorno, lei va a casa della madre e le figlie le accudisce un’amica dal cuore grande così (e con una storia ancora più difficile, che, però, pare aver trovato una soluzione).
Ma, quando arriva la notte, è l’abitacolo dell’automobile a far da giaciglio rassegnato.
“Sì, mi sono rivolta ai servizi sociali, ma mi avevano detto che dovevo aspettare oppure rinunciare all’unità della famiglia e io sinceramente non voglio che ciò accada – quasi implora con uno sguardo buio di chi non sa quale domani avrà la sua vita -. Non so quant’altro tempo potrà passare ancora in queste condizioni. Io li vedo quelli che entrano e occupano abusivamente gli appartamenti, ma non voglio mettermi fuori dalla legge“.
“Vorrei solo che venisse rispettata la nostra dignità di esseri umani, tutto qui, non voglio altro né ce l’ho con nessuno. Ecco vorrei solo una casa in affitto per poter ripartire. Non ce la facciamo più“, conclude la signora e quasi non trova più le parole per raccontare la disperazione della solitudine.