In occasione del centenario dalla nascita, è stato inaugurato alla figura del compianto preside Nicola Delvino il laboratorio informatico dell’Istituto comprensivo “Sylos”. La cerimonia si è tenuta mercoledì, nella scuola che, per tanti anni, è stata da lui diretta. Un modo per ricordarne la figura di educatore innovativo alla costante ricerca del valore dell’insegnamento che Delvino, scomparso nel 2019 all’età di 95 anni, ha sempre incarnato.
Ad aprire la serata, l’attuale dirigente scolastico, Filomena Bruno, sottolineando l’unanime stima espressa da chi ha conosciuto Delvino in vita: «Pur non avendolo mai incontrato, sentendo le tante persone che di lui conservano la memoria, mi sembra di conoscerlo realmente».
Ma Delvino non fu solamente un preside. Fu anche un cittadino attivo nella comunità, in diversi ambiti, tra cui quello culturale.
«Fu attivista e socio del Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto» ricorda Marino Pagano, presidente del sodalizio, che ne ricorda la capacità di mettersi sempre in ascolto e la lungimiranza: «Faceva parte di una generazione di educatori che ha lasciato una grande eredità. Delvino fu anche scrittore e divulgatore. Insieme ad Antonio Castellano rieditò “Brevi cenni biografici sugli illustri bitontini”, opera del 1939 di Giuseppe Pastoressa. Fu sempre aperto all’innovazione e pronto ad aprirsi ai tempi che cambiavano».
Una capacità sottolineata anche da Nicola Pice, che ricorda come Nicola Delvino seppe sempre essere pronto a porsi nuove domande, a scoprire ogni novità: «Nella testa e nel cuora aveva un’idea di civiltà e di umanità in cui erano messi al bando indifferenza ed individualismo. Fu anche cronista sportivo, scrittore di libri per la scuola e di narrativa, attivista nella Proloco e nella Croce Rossa, appassionato di teatro. Le sue storie erano accomunate dal fil rouge della scuola e della sua missione educativa. Premeva affinché si portasse in aula la lettura di libri di narrativa, utili per incentivare la riflessione e la creatività».
La sua apertura all’innovazione è ricordata anche da Vito Lozito, docente, al suo fianco per quindici anni: «Fece arrivare a scuola dei piccoli Commodore 64 e copn quelli iniziammo ad insegnare l’informatica ai ragazzi. Erano entusiasti. Facemmo anche corsi serali per studenti lavoratori, gratuiti e molti richiesti».
A ricordarne i lati più personali è il sindaco Francesco Paolo Ricci, nipote di Delvino, ricordando anche il suo impegno in politica, nella Democrazia Cristiana, e in consiglio comunale, sia come consigliere, sia come assessore all’Istruzione: «Per lui la famiglia era tutto, ma era impegnato in tante cose, tra cui l’Accademia della Battaglia e il suo corteo storico. Ricordo anche il suo impegno nell’accoglienza per i fratelli albanesi e la sua volontà di creare sinergie con le scuole albanesi».
Il primo cittadino ne ricorda anche la figura di giornalista amante dello sport e il connubio con Vincenzo Schiraldi: «Per lui lo sport era un’importante attività educativa, utile anche per recuperare i ragazzi e sottrarli alla strada. Abbiamo la necessità di ricordare questi grandi personaggi affinché possiamo crescere, insieme, prendendo da loro quanto di buono hanno lasciato».
L’altro impegno che lo vide coinvolto è quello sindacale, a favore del mondo della scuuola, come ricorda Vito Masciale, sottolineando come oggi Delvino non vedrebbe di buon occhio la concezione odierna del dirigente scolastico, «che non è più una guida, ma è ridotto ad un burocrate».
L’ultimo ricordo è quello dei familiari, in particolare di Rossella Delvino, che rievoca la sua profonda fede cattolica e l’aura di serenità con cui affrontava la vita.