Durante questa settimana abbiamo ascoltato tutti i dirigenti delle scuole primarie bitontine ascoltando le loro problematiche, le loro richieste e ciò che non procede per il meglio all’interno delle fucine per i giovani cittadini di domani.
Come promesso, nell’articolo di presentazione, abbiamo interrogato l’assessore alla Pubblica Istruzione Vito Masciale.
Ci ha spiegato, nel dettaglio, rispondendo punto per punto.
Bitonto nel 2011 avviò una ricerca di spazi all’interno delle scuole con piani di risanamento, con costi molto esosi, per l’attivazione delle mense in – quasi – tutti gli edifici come è finita?
«Bitonto purtroppo vice un disagio, come tanti altri comuni italiani, del patto di stabilità che non consente di usare i fondi a nostra disposizione. Mi preme per cui ringraziare i dirigenti Mangini, Pastoressa, Daucelli che hanno individuato il modo di adeguare le strutture per attivare la mensa scolastica, soprattutto nel periodo estivo, con soluzioni che dessero immediato lavoro».
La città vive un problema abbastanza importante con l’edificio della “De Renzio” poco idoneo allo svolgimento della vita scolastica… eppure si era ad un passo dalla costruzione del nuovo stabile coprendo una zona di territorio a nord est sprovvista di strutture.
«È dagli anni ’80 che portiamo avanti questo problema della “De Renzio”, non possono agevolmente fare attività sportiva (al contrario per esempio di quanto sta accadendo nelle scuole delle frazioni in cui si è risolto il problema attraverso il servizio di scuolabus). Nel 2006 eravamo già pronti per la costruzione della nuova scuola che vinse un premio internazionale ma c’è ancora un contenzioso in atto tra il comune, la ditta appaltatrice e progettisti a cui non si è ancora venuti a capo».
Abbiamo un calo demografico notevole a favore di un allungamento della vita media. Tra qualche anno avremo più anziani che bambini. Non si rischia, costruendo nuove strutture, avendone altre quasi per metà vuote, di avere tanto spazi per un bacino di utenza piccolo?
«Gli spazi sono sempre utili, io sono a favore di una scuola a tempo pieno, certo occorrono risorse ma questo non si attua anche perché mancano le strutture. La Gelmini portò una riduzione degli insegnanti, ma le scuole dove era attivo tempo pieno l’organico non fu toccato. Non siamo stati lungimiranti, non potenziando il servizio scolastico nel tempo pieno. Attivando questi servizi speriamo anche in un ritorno di risorse umane. Grazie all’Anci Puglia i comuni hanno avuto una proroga per la costruzione dei refettori per cui è utile che ci sia un’ottimizzazione degli spazi. La nuova, non sarebbe solo una scuola media, ma un Istituto a tutto tondo davvero verticalizzato».
Come può un dirigente salvaguardare il proprio bacino di utenza salvaguardando il territorio tenendo conto del ridimensionamento scolastico che c’è stato?
«C’è sì libertà di iscrizione ma bisogna essere oculati nell’accettare le iscrizioni. Viviamo una situazione di miopia dove non v’è una concertazione per dare una più formativa preparazione ai ragazzi. Uso la parola “più” perché già so che tutti i dirigenti e i docenti fanno un lavoro eccelso. Dobbiamo smettere di dare responsabilità agli altri e tutto si può risolvere se siamo alla pari e ci confrontiamo. Dopo la revoca della delibera di giunta n.389 del 16.12.2011, con la delibera n.44 del 19.6.2012 abbiamo messo in atto un piano di revisione del piano di ridimensionamento scolastico ma non riuscendoci nell’immediato, abbiamo preso anche noi del tempo. Nell’attesa, stiamo aspettando anche le nuove linee Regionali per il dimensionamento della rete scolastica e la programmazione per l’offerta formativa 2013 – 14. Ridimensionare una scuola non può essere un mero dato numerico ma occorre costituire della scuole ben configurate con il territorio, nel quartiere».
La soluzione quindi?
«La sburocratizzazione è la vera soluzione. Non ci si vuole nascondere dietro un dito ma questo è il problema di tutti i comuni virtuosi. Le regioni stanno fissando una media comunale numerica guardando la morfologia del territorio, al contrario della numerazione attuale al fine di far perdere posti ai dirigenti. Vogliamo creare un governo partecipato, se la risposta arriva in positivo saremo stati tutti bravi».
Si è parlato di Piano Offerta Formativa Territoriale, qualche dettaglio?
«Il Piano Offerta Formativa Territoriale sarà ad integrazione del POF curricolare con l’opportunità di esplorare la città in ambiti artistici, culturali. Uno dei progetti sarà quello della scuola più riciclona quindi con un’attenzione particolare sull’ambiente. Riproporremo quello di portare all’Opera i ragazzi, futuro pubblico del nostro (e si spera non solo) Teatro. Dobbiamo cercare di suscitare entusiasmo e linfa al futuro cittadino, contribuire alla costruzione di una scuola di qualità che salvaguardi le basi di uguaglianza e consenta ad ognuno di esprimere il meglio delle proprie potenzialità. Sarà una continua fucina di idee».