La Dda di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio di 80 persone coinvolte nell’inchiesta “Levante” sul presunto riciclaggio, anche all’estero, di denaro derivante da attività illecite, di evasione fiscale e frode sulle forniture di carburante.
L’indagine della Dia e della Gdf, coordinata dai pm Fabio Buquicchio e Bruna Manganelli vedeva tra i protagonisti il bitontino Emanuele Sicolo, ritenuto vicino al clan Parisi che sarebbe stato “a capo dell’organizzazione”, secondo il suo sodale, anche lui in ora in carcere, Francesco Giordano.
L’inchiesta coinvolge anche altri bitontini, come il commercialista Francesco Paolo Noviello, agli arresti domiciliari.
Insieme ad esponenti del clan mafioso Parisi di Bari, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alle frodi fiscali, al riciclaggio e all’autoriciclaggio dei relativi proventi nonché al trasferimento fraudolento di valori, al «contrabbando» di prodotti energetici, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti e alla detenzione illegale di armi con aggravante mafiosa.
L’inchiesta nel febbraio scorso ha portato alla esecuzione di 75 misure cautelari, tra arresti, obblighi di presentazione alla pg e interdizioni, 58 delle quali tuttora in corso.
Gli inquirenti hanno accertato un volume di affari illecito pari a circa 170 milioni di euro, realizzato attraverso un sistema di aziende consorziate, società cartiere e frodi fiscali nei settore della commercializzazione di carne e idrocarburi, con la complicità dei professionisti compiacenti e, nella fase della «monetizzazione», della criminalità organizzata barese che avrebbe poi reinvestito parte dei proventi nel narcotraffico.
L’udienza preliminare inizierà il 15 maggio dinanzi alla gup del Tribunale di Bari Ilaria Casu e si celebrerà nell’aula bunker di Bitonto.