Lorenzo Scaraggi ha cuore randagio e occhi ladri di luce.
Ha scelto di guardare tutto con l’obiettivo dell’anima per mezzo d’una
macchina fotografica.
Sa di essere un ulisside-la barbetta incolta già lo designa eroe onirico e antico- e nel suo navigare traverso i gorghi dei giorni
ha conosciuto un compagno di ventura che ha medesimo sentire.
Il suo Diomede si
chiama Peppino Guardapassi, altro ragazzo dal destino d’apolide. Per farsi
visitare dallo spirito dell’universo fanno così. Vogliono vedere qualcosa? Si
va lì direttamente, senza gps e google maps.
Solo deserti monti colline piani
mattini notti albe tramonti…
“Da quando ci siamo incontrati,
abbiamo sempre viaggiato, tre anni fa siamo stati nel Sahara, perché volevamo
capire cosa fosse il deserto”, quasi all’unisono ricordano.
Poi, via a Capo
Nord. Giusto per fare un caffè e fumarsi una sigaretta. Ovviamente, seguendo la
rotta più impervia. Più affascinante. Peppino e Lorenzo si muovono su un
reperto d’archeologia automobilistica, un camper dell’82 – l’anno dei Mondiali
in Spagna – acquistato in Toscana, ribattezzato Vostok (“l’immenso vetro è un maxischermo oltre il quale rotola l’umanità e
tutta la sua varietà imprevedibile e suadente”) e miracolosamente ristrutturato.
“Il viaggio è l’andare, il lasciarsi
viaggiare, è esplorazione, ricerca, fuga, forse è l’unico modo per continuare a
sognare e vivere, viaggiare e insieme fotografare e scrivere”, raccontano
con un baluginio di purezza negli occhi che nessuna parola potrà ridire.
Ora, si sono messi in testa di fare il giro del mondo. Certo, non sarà
facile reperire la”benzina” per partire, ma nulla può far paura a chi sogna. Tanto, ogni partenza ha lo stesso approdo: il proprio cuore.
Dopo Marocco, Cappadocia (seguitissimo il loro blog http://www.vostok100k.com/wordpress/category/road-to-cappadocia/ e la loro pagina facebook https://www.facebook.com/vostok100k?fref=ts) e chissà quanti altri Paesi, adesso li attende l’orbe
terracqueo, quasi rivivesse in loro il mito creato da Giulio Verne.
Sempre in
busca di storie da raccontare, perché “è
bellissimo ascoltare e guardare i segni della vita ed il carico umano degli
incontri è la linfa vitale del nostro infinito andare”…