Diciamolo subito. È il classico caso in cui la toppa è peggio del buco, il rimedio più inguardabile del danno, la pezza a colore più orrenda della falla. Il ripristino delle basole distrutte su piazza Marconi da improvvisi operai Enel qualche sera fa è uno sgorbio inimmaginabile. Un puzzle impazzito di pietre informi. Alla vista di quel mosaico grigio e maldestro ti viene da esclamare quel che il ragioniere Ugo Fantozzi (impagabile e impareggiabile Paolo Villaggio, ndr) ebbe il coraggio di urlare su “La corazzata Potëmkin”. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. E tanto. A molti sfugge che ogni singola basola è patrimonio della nostra storia, è emblema della nostra cultura, è un piccolo capolavoro lapideo senza eguali. Non possono essere divelte e frantumate a colpi di orbo maglio come se nulla fosse. Gino Ancona è arrabbiato non meno che sconsolato: “È assurdo, hanno distrutto tutto e non hanno affatto ripristinato così come avevano promesso, e se quella sera non fossi intervenuto io, avrebbero fatto anche peggio. In pieno centro, per l’ennesima volta, hanno fatto scempio della nostra storia. E dire che erano presenti persino i vigili urbani, ma mi sa che non ha vigilato proprio nessuno. Anche stavolta, registro l’assenza totale dell’amministrazione, si spendono danari per il cosiddetto risveglio culturale e quando si tratta di cose serie, non ci sono mai”. Sarebbe stato bello se l’intervento di restauro disse stato compiuto a regola d’arte, con chianche della medesima epoca, così su questa brutta vicenda si sarebbe potuta mettere una pietra sopra. Ma chissà come l’avrebbero messa pure questa, tutta sghemba e storta…