Era il dicembre del 1981 ed eravamo in tre, ormai da più di una settimana, in quella enorme, fredda e quasi deserta camerata dell’ospedale militare di Bari. Giunta l’antivigilia di Natale, aspettavamo il permesso di uscire per tornare a casa e trascorrere le feste in famiglia. Non era stato facile fraternizzare con loro: il primo era un soldatino calabrese, dai capelli corti e rossicci,con una malattia della pelle che lo faceva sembrare già vecchio. Trascorreva quelle grigie e tristi giornate suonando con struggente malinconia “Calabrisella mia”, famosa canzone popolare, l’inno di amore dei calabresi per la loro terra piena di sole, di mare, di luce. Anche l’altro compagno di camerata, se ne stava quasi tutto il giorno quasi rannicchiato sul suo letto, con lo sguardo sognante e quasi perso oltre le grandi finestre dell’ospedale. Mi avvicinai e gli chiesi chi fosse e da dove venisse. “Mi chiamo Pino Mango, sono di Lagonegro e sto cercando di sfondare nel mondo della musica leggera” mi rispose con la sua flebile voce. Prima che tornasse a rintanarsi nel suo silenzio riuscii ad annotare il suo indirizzo e il suo numero di telefono. Scoraggiato dalle tiepide attenzioni, Mango decise di abbandonare il mondo della musica finché un giorno, negli uffici della Fonit Cetra, il grande Mogol scoprì quasi per caso un provino presentato da di Mango che non aveva ricevuto risposte. Ascoltandone la melodia, Mogol rimase impressionato e chiese di incontrare il giovane cantante di Lagonegro per poterlo produrre. L’invito venne rifiutato perché Pino aveva deciso di chiudere definitivamente con la musica e l’università era diventata la sua unica priorità, ma dopo ripetuti tentativi Mogol riuscì nell’intento. Decise di scrivere anche il testo del suo brano e venne alla luce una delle canzoni più rappresentative e conosciute di Mango: “Oro”. Ora che la sua Angelina, ereditandone la voce unica e meravigliosa, ha vinto il Festival di Sanremo, mi è tornata al cuore la fredda mattinata di quel dicembre lontano, quando papà Pino guardava oltre le finestre e sognava anche per lei.