Doveva essere approvato mercoledì in Consiglio comunale, ma l’aula ha deciso di rinviarlo a data da destinarsi, molto probabilmente alla prossima assise.
Ma il regolamento dei comitati di quartiere è ormai pronto e prossimo a divenire realtà, e andrà a stravolgere in modo netto la città.
L’amministrazione ha pensato di creare 16 quartieri/macroaree (14 a Bitonto, più 2 nelle frazioni), che saranno coordinati dalla conferenza dei quartieri. Ciascun comitato sarà dotato di un presidente, di un proprio consiglio direttivo (oltre che di un’assemblea, un vice presidente e un segretario) e sarà un vero e proprio tramite tra i cittadini e il Comune. Dovrà, infatti, occuparsi della redazione e la promozione di proposte per il miglioramento delle condizioni di vita del quartiere, della sua cura condivisa, e dovrà accollarsi piccoli interventi pubblici per migliorarne il decoro, ovviamente in conformità con gli strumenti comunali.
Non solo, perché il consiglio direttivo del comitato potrà partecipare alla stesura del bilancio partecipato, presentando idee e suggerimenti su come e quando spendere i soldi a bilancio dell’amministrazione comunale, e sarà consultato dalla stessa amministrazione in tema digestione del territorio, urbanistica e ambiente, servizi alla persona, opere pubbliche, mobilità. Anche se, su tali questioni, il comitato darà soltanto parere consultivo e non vincolante.
L’attivazione dei comitati di quartiere partirà con una prima fase informativa, che sarà curata dell’amministrazione comunale. Il sindaco Michele Abbaticchio e l’assessore al Marketing Territoriale Rocco Rino Mangini incontreranno i cittadini, quartiere per quartiere, per illustrare finalità e possibilità del nuovo strumento di partecipazione popolare.
Saranno poi presentati degli avvisi pubblici per istituire le assemblee costituenti che eleggeranno il comitato, all’interno del quale si sceglierà il direttivo, che sarà formato da 9 elementi e durerà in carica 3 anni. Tutte gli incarichi saranno a carattere volontario e di totale gratuità, e non potranno essere ricoperti da chi ha già ruoli istituzionali.
«I comitati di quartiere saranno uno strumento di grande partecipazione democratica alla vita della città – afferma Mangini – e consentirà ai cittadini di prendere consapevolezza dei propri problemi, e all’amministrazione di avere un interlocutore istituzionale ufficiale con cui affacciarsi».