L’oro del sole scintilla sul bianco del marmo e fa danzare faville nell’aria fresca del mattino.
Nel campo ombreggiato dagli alti cipressi, una donna s’accuccia sul bordo d’una lapide.
Piano, quasi per non fare rumore, con la mano un po’ tremante carezza la foto del padre.
Sfiorano la cornice le dita snelle con dolcezza silenziosa, come si fa con i petali dei fiori o col visino d’un bambino.
Già, quando lei era piccola, era il papà che si sedeva sul ciglio del letto per raccontarle favole che inventava con candida fantasia.
Così, lei veleggiava nel mare dei sogni sopra un vascello fatto di parole.
Ora, tocca a lei mormorare la sua vita e tutto quello che avrebbe voluto dirgli e non ha mai avuto tempo per farlo. Poi, però, resta in silenzio. L’unica frase è un pianto che nessuno vede…
La ragazzina sta diritta, con le braccia conserte e il capo un poco chino, davanti a quella pietra nascosta fra mille fiori variopinti, qualche pupazzetto, persino un foglietto scritto con grafia dolorosamente allegra.
Da quell’istantanea, il suo ragazzo ancora sorride, proprio come quando la stringeva fra le braccia e con lei giocava e parlava e si divertiva…
Chiusa in una nuvola di nulla, assediata da mille ricordi che le frustano il cuore, lascia che i minuti le ore i giorni rotolino lontano. Lei vuole restare lì.
Poi, d’improvviso, le sue labbra si schiudono in un leggero sorriso che sa d’amore.
E la lapide diventa uno specchio…
La signora è quasi accartocciata come una foglia trascinata dal tempo.
Raccolta in un vestito senza colore, guarda suo figlio e sente che gli manca qualcosa proprio qui, nel petto.
Quella malattia lunga, quell’agonia atroce, straziante, maledetta che ti ruba tutto fino a farti spegnere, aveva spento anche ogni suo palpito.
Solo quando si perde in quegli occhi, la raggiunge la memoria d’antichi battiti…
Il colombino, con impertinente zampettio, sosta su quella sepoltura in fondo al cimitero, a qualche metro dal muro di cinta tutto sbreccato.
Sono giorni che con le ali pare voglia raccogliere il rosario perlaceo avvolto intorno alla finzione di fiaccola che è la lucerna.
Sarà il suo modo di pregare e cinguettare un sommesso grazie a a quell’omino che parlava con loro e sognava di essere libero proprio come i colombi…
Tutto questo succede qui, nel cimitero, dove, certi giorni, il soffio del vento è davvero il respiro del cielo.