Annullamento dell’atto di indirizzo dell’amministrazione Valla dell’aprile 2011. Proroga del contratto di locazione fino al 31 luglio 2017.
Proporre, comunque, al Partito democratico il consensuale recesso dal contratto di locazione al fine di destinare l’immobile ad uso pubblico.
Si arricchisce di importanti novità la vicenda “Pescara” – Partito democratico, e lo fa con la certezza che da un lato i democratici restano lì dove sono, in corso Vittorio Emanuele n°23, sede storica della sinistra locale dal 1954, e dall’altro che l’amministrazione comunale intende riappropriarsi dell’immobile ben prima del 2017, attraverso uno “sfratto” concordato.
La vicenda nasce nel 2010, quando l’allora assessore al Patrimonio Nicola Antuofermo decide di non rinnovare il contratto ai democratici che sarebbe scaduto nel luglio 2011, pretendendone di fatto la restituzione perché l’idea dell’amministrazione di centrodestra era quella di adibire la “Pescara” a centro di aggregamento giovanile.
Il Partito democratico non ci sta e, con l’allora segretario Francesco Fallacara, risponde proponendo il rinnovo del contratto per altri 6 anni, fino al 2017 appunto.
L’amministrazione non cede, rigetta al mittente l’offerta e mantiene la linea della fermezza. Il 1°agosto 2011, a contratto scaduto, il Partito democratico resta al suo posto perché, come fa notare l’allora capogruppo consiliare Giovanni Rossiello, «mancano motivi sostanziali, mancando i presupposti di legge per la intimata disdetta sia per motivi procedurali, non esistendo alcun titolo che possa legittimare il richiesto rilascio dell’immobile».
Ne nasce un approfondimento da parte degli uffici comunali e dell’avvocatura comunale che dura circa due anni, e che sancisce la non legittimità del provvedimento di sfratto targato centrodestra, “costringendo” la giunta Abbaticchio a dire sì al rinnovo del contratto fino al 2017, incassando 6 mila euro l’anno.
Tutto finito? No, perchè l’esecutivo cittadino decide anche di «proporre, comunque al Partito democratico, il consensuale recesso dal contratto di locazione al fine di destinare l’immobile ad uso pubblico, ovvero individuando con apposito avviso ad evidenza pubblica un soggetto giuridico in grado di utilizzare il bene per scopi aggregativi e sociali a beneficio delle fasce giovanili, incrementando il canone di locazione attualmente percepito dal Comune di Bitonto».
La risposta del Partito democratico non si fa attendere. «Possiamo garantire che il Pd cittadino apporterà nei prossimi mesi altri interventi di miglioramento della sede, cercando di attivare nuove postazioni per pc in modo da garantire ai giovani bitontini l’accesso a banche dati per la ricerca di attività di formazione e di lavoro. Per questo – scrivono i democratici in una nota stampa –invitiamo il sindaco a destinare su altre sedi di proprietà comunale il proprio interesse. Si pensi a tutti gli immobili comunali che sono presenti nel centro storico, dove sarebbe opportuno anche per dare un segno alla criminalità locale, attivare un informagiovani, ad esempio. Inoltre invitiamo il sindaco a pubblicare sul sito internet, come previsto dalla legge, l’elenco di tutte le proprietà comunali, con i relativi canoni di affitto e locatari. Sarebbe più semplice in questo modo valorizzare il numeroso patrimonio comunale migliorando la situazione delle casse comunali».