Immediato ricorso al Tar. Appoggio alla proposta del presidente del Consiglio regionale pugliese, Onofrio Introna, per un eventuale referendum. Possibilità di altre iniziative eclatanti sulla questione. Gli avvocati bitontini non ci stanno ed annunciano battaglia per la chiusura del tribunale cittadino, che avverrà il 7 settembre prossimo, così come stabilito dal decreto del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri emanato l’8 agosto scorso.
Un decreto che spazza tutto quello che di positivo si era sviluppato nei mesi scorsi per salvare il Tribunale cittadino, che dal lontano 1990 è una delle sette sedi distaccate di quello barese.
La vicenda parte esattamente un anno fa, quando l’allora governo Monti con il decreto legislativo n° 155 decide di chiudere le 220 sedi distaccate dei tribunali italiani, in nome della spending review. Negli ultimi mesi, però, vista l’impossibilità del Tribunale di Bari di assorbire anche le sedi decentrate, si sviluppa l’idea di “ritardare” la chiusura dei tribunali distaccati per cinque anni, per permettere al capoluogo di risolvere i problemi di edilizia giudiziaria. A patto, però, che il singolo Comune si impegni nel garantire le spese per la manutenzione. Che il sindaco Michele Abbaticchio ha già dato.
La proposta sembra andare in porto, anche perchè il 24 luglio scorso, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari, Emmanuele Virgintino, comunica che il presidente del Tribunale barese, Vito Savino, aveva redatto un decreto con il quale chiedeva la proroga dei cinque anni. L’8 agosto, però, da via Arenula arriva la doccia fredda: «Si decreta che, è autorizzato, per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di efficacia delle disposizioni, l’utilizzo a servizio del Tribunale di Bari della sede distaccata di Modugno per i procedimenti relativi a tale sede nonché a quelle di Bitonto e di Acquaviva delle Fonti».
Risultato: le sedi distaccate, per i prossimi 5 anni, saranno soltanto Modugno, Altamura e Rutigliano. E sarà nella vicina cittadina barese che, a partire dal 7 settembre, si terranno le cause “bitontine” già in corso, più quelle di Acquaviva. E quelle personali, di Grumo e Toritto. Le cause nuove, invece, si celebreranno direttamente a Bari.
«Che senso ha tutto questo? Poi tra cinque anni ci rispostiamo di nuovo?», si chiede Michele Coletti, già sindaco di Bitonto, mentre annuncia l’intenzione di ricorrere immediatamente al Tar «per la mancata motivazione di questa scelta». «Ci hanno già tolto la diocesi, l’Enel, l’Acquedotto pugliese, l’ospedale, ed adesso anche il Tribunale. Che differenza c’è tra Bitonto e le sue frazioni a livello di servizi?», si interroga sarcasticamente l’ex presidente dell’Asv.
«Stanno distruggendo la Pubblica amministrazione – sottolinea invece Francesco Paolo Ricci – e lo stanno facendo sotto tutti i punti di vista». Critico è anche il segretario dell’associazioni degli avvocati bitontini, Annamaria Saracino, secondo la quale «tagliando le sedi distaccate, non c’è risparmio di spesa ma un suo aumento ad iniziare da quello delle singole notifiche, e per non parlare poi dei processi che potrebbero essere ritardati».
Coletti, all’unisono con il presidente degli avvocati locali, Lino Calamita, annuncia che ogni iniziativa che verrà intrapresa sarà concordata a tutti i livelli.