Dal Dott. Nicola Antuofermo, ex Assessore Comunale alla programmazione, riceviamo e volentieri pubblichiamo.
“Il“Consorzio per l’Area di Sviluppo industriale di Bari” (Consorzio A.S.I. Bari)ha dimenticato che il Comune di Bitonto è un suo consorziato, addirittura come
socio fondatore?
La Gazzetta del
Mezzogiorno di sabato 29 novembre 2014 dedica l’intera pagina dell’Economia
agli investimenti del Consorzio facendo riferimento al piano triennale delle
opere 2014-2016. Lavori con inizio lunedì 1° dicembre a Molfetta e mercoledì 3
dicembre a Bari. Si legge che saranno avviati cantieri per 29 milioni di euro
oltre a futuri project financing di oltre 3,84 milioni di euro per opere di
riqualificazione e di infrastrutture dell’agglomerato Bari-Modugno.
L’estensore
dell’articolo nel suo scritto esordisce con queste parole: “Consorzio Asi di
Bari-Modugno e Molfetta, si aprono i cantieri…”.
Io ora mi domando, e
certo non mi rivolgo al giornalista, ma del Consorzio fanno parte solo questi
tre Comuni e cioè Bari-Modugno e Molfetta? E gli altri fra i quali Bitonto,
previsti dal proprio PUT sono stati del tutto trascurati se non proprio
dimenticati?
Il nostro Comune che fa
parte dell’agglomerato Bitonto-Giovinazzo con un impegno complessivo di 800
ettari di suolo vincolati a tale destinazione e che oltre ad aver versato le
quote unitarie di dotazione di € 25.000,00 ciascuna, ogni anno impingua le
Casse del Consorzio con un contributo di € 10.000,00 per ogni quota posseduta,
quale utilità ottiene da tale partecipazione?
Fare la storia oggi di
tutto quello che è avvenuto in questo Consorzio negli anni passati mi sembra
inutile e superfluo.
E’ utile solo tener
conto che il piano per l’agglomerato Bitonto-Giovinazzo fu approvato nel 1970
con regolare Decreto.
Successivamente fu
riapprovato in parte essendo scaduto e poi…più niente.
Nel frattempo l’area in
oggetto è rimasta vincolata, è stata istituita l’IMU e i proprietari dei suoli,
escluso i coltivatori diretti iscritti alla gestione INPS hanno iniziato e
continuato a pagare tale imposta, non sottacendo anche l’onerosità di altre
imposte nel caso di compra-vendita, dichiarazioni di successioni, permute ed
altro.
La storia, dicevo, non
è utile ma fare oggi delle constatazioni e proporre soluzioni certo non è
inutile.
Da dove partire?
Io partirei dal fatto
che Bitonto dal 2012 non ha più il rappresentante nel Consiglio di Amministrazione
dell’Ente in oggetto.
Cosa gravissima e
impensabile considerato che dopo l’infrastrutturazione e l’esaurimento delle
aree dell’agglomearto Bari-Modugno e Molfetta, il terzo e ultimo agglomerato,
Bitonto-Giovinazzo è rimasto sulla carta e anche, con gli investimenti annunciati,
senza prospettive per un eventuale sviluppo, essendo venute meno le risorse
accantonate a tal fine.
La perdita del
rappresentante è avvenuta durante il periodo dell’ultimo commissariamento del
nostro Comune, nonostante la veemente protesta del Commissario pro-tempore
durante l’Assemblea del 27/28 Aprile 2012, per far valere le giuste ragioni
della comunità bitontina miranti ad ottenere lo sviluppo di quella zona. La
maggioranza del C.d.A. non volle riconoscere tali ragioni e, bontà sua, si
impegnò come ristoro, a nominare un rappresentante del Comune di Bitonto
nell’ASI S.p.A., società controllata dal Consorzio e con fini diversi. (Fa
parte di questo ristoro anche la nomina di un bitontino a componente del
Collegio sindacale del Consorzio?).
Nel 2013 ciò è avvenuto, molto
probabilmente all’insaputa anche del Consiglio Comunale di Bitonto al quale in
conclusione mi rivolgo.
Difatti non bisogna mai
dimenticare che il Consiglio Comunale è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo
dell’Ente e quindi comunque responsabile anche di tutte quelle decisioni che
coinvolgono anche una sola parte degli amministrati, cioè i cittadini.
Mi rivolgo affinchè
assuma una ferma posizione nei confronti del Consorzio ASI e contemporaneamente
apra un ampio dibattito sull’utilità di continuare o meno a far parte del
predetto Consorzio.
La mia proposta è
quella, ove tecnicamente possibile con il PRG vigente, di recedere dal
Consorzio, di cambiare la destinazione urbanistica dei 400 ettari attualmente
vincolati e di chiedere al Consorzio, che ha già fatto scelte diverse e
penalizzanti nei confronti del Comune di Bitonto, i danni pari alle imposte
pagate dai proprietari dei suoli ricadenti nell’area di che trattasi, aventi
diritto al conseguente rimborso.
Proposta tutta da
valutare in considerazione dell’attuale fase economica congiunturale che pone
tutte le Amministrazioni Comunali difronte a scelte veramente difficili.
E anche per dimostrare
che chi governa a livello locale non sta attraversando il tempo della transumanza.