DI DAMIANO MAGGIO, SOCIOLOGO
Ci avevano abituati a pensare che, nell’”era digitale”, la contiguità di corpi che si muovono in un determinato spazio pubblico fosse destinata a marginalizzarsi, se non a scomparire. Invece la piazza, luogo per eccellenza della socializzazione e della fisicità, ha riconquistato la scena sociale.
La piazza è tornata a ricoprire il suo naturale ed importante luogo fisico, simbolico e metaforico, ma anche come spazio di sociabilità e scenario privilegiato della vita privata e collettiva.
Una piazza è un vuoto che attende l’inatteso, un luogo che sfida il mondo, un sistema aperto e per questo attuale. È lo spazio pubblico per eccellenza. Come si vive la piazza? Semplicemente stando in piazza, a far trascorrere i minuti, passeggiando, parlando con le persone… “a stare”! Ma anche creando iniziative, eventi, attività anche non convenzionali, perché la vita della piazza è mutevole. Intorno all’idea di piazza ci sono nostalgie di vario genere che occorre abbandonare perché lo spazio vuoto della piazza non è una sottrazione, ma esiste perché venga messo a disposizione e riempito. Uno spazio da usare. Esiste sicuramente il grande tema della sicurezza, oggi sempre più sotto i riflettori, con cui fare i conti, ma è un compito questo, che spetta all’Amministrazione Pubblica, che spesso (non sempre) è la parte “debole” che ha difficoltà a riflettere sullo spazio pubblico, sul fatto che il vivere comune crea un ambiente democratico, sui bisogni della comunità e su come la città vuole essere trasformata. Essere una “piccola città” è un valore aggiunto per un centro storico come il nostro che può essere percorso interamente a piedi o in bicicletta, ma quel “grande salotto” che era fino a qualche anno fa, da qualche tempo sta vivendo un lento e silenzioso declino, una sorta di crisi d’identità. Ecco perché è importante tornare a riempire il vuoto, a far vivere la piazza. Quello che possiamo dire con certezza è che uno spazio sicuro è uno spazio abitato… e viceversa. Quello che ci auguriamo è che ci sia sempre più spazio per le relazioni umane, per il confronto ed anche per lo scontro. La piazza serve anche a questo.