Numerose e non sempre allegre sono le notizie che rotolano ogni giorno sul
desk di un giornalista.
A furia di scriverle, cioè di tradurle in parole senza
farle davvero proprie altrimenti ti dicono che non sei oggettivo, il cronista a
lungo andare si fa il pelo sullo stomaco.
Però, ci sono news diverse dalle
altre, che non possono essere rubricate come altri eventi criminosi, tipo uno scippo o una rapina.
E che, per di più, hanno dentro un portato non
indifferente di orrore, talché la fola inferocita s’assiepa idealmente sotto la
redazione e urla a gran voce il nome
dell’orrendo protagonista da destinare inevitabilmente alla gogna.
Dunque,
qualche giorno fa, abbiamo saputo che un bitontino, quarantenne, fingendosi una
ragazza aveva adescato via chat un ragazzino, ricattandolo al punto tale da far
sì che, quasi guidato a distanza, il quattordicenne abusasse addirittura del
fratellino (parentesi fugace: ma i genitori dov’erano?).
Una turpitudine inaudita.
Eppure, qualsiasi orrore, per quanto
inaudito sia, nasce dentro il cuore di un uomo.
Un garbuglio di paure
incomprensibili e inquietudini scavanti, perversioni nascoste e inclinazioni
taciute.
Per questo, al di là della giustizia, che si spera questa volta faccia il suo corso in maniera rigorosa ed inflessibile, credo vadano sottolineati due aspetti di questa vicenda orrifica: la finzione
e l’abominio.
Da quando serpeggiano ovunque nel mare magnum di internet
community varie e social network, inventarsi una nuova identità è diventato
molto più facile.
Certo, non tutto è drammatico, c’è chi lo fa solo per celia,
però indossare una maschera dietro un pc è divenuta semplice routine.
Da un po’
di tempo a questa parte, la tecnologia ha fatto sì che il monitor si
assottigliasse sempre più, fino a divenire piatto come uno specchio.
E forse
chi si rimira dentro quello schermo è come se si ritrovasse dinanzi ad un vetro
piombato e nella speranza di vedersi altro, meglio, più bello e più bravo in
tutto.
Infallibile, in una parola. Capace di tutto.
Di conquistare tutto, molto
spesso nella solitudine di una camera più vuota di un sacco vuoto.
Mentire agli altri è mentire a sé stessi.
Ma c’è un ma.
Il cuore
di un uomo è imprevedibile e pian piano fa affiorare quelle paure, quelle
inquietudine, quelle perversioni, quelle inclinazioni che dicevamo.
E allora
forse la finzione fa il giro dell’anima fino a ricongiungersi con la verità.
Magari quella più inconfessabile contro la quale si è combattuto strenuamente. Perdendo.
Un’anima
che ha sbagliato involucro finalmente si sceglie quel che voleva e s’ingegna a
realizzare l’abominio.
Tutto quello che è lontano dalla dignità di un essere
umano.
Peggio, poi, se il piano è finalizzato a violentare l’infanzia e l’adolescenza, troppo appetibili prede dell’onnivora contemporaneità, fragili capitoli
del libro della vita, che sa essere atrocissima e bellissima insieme.
La ferita
che si apre nel cuore delle vittime di questa turpe storia è profondissima e
quasi immedicabile.
E l’uomo – insospettabile, rispettabile, uno come noi,
prima che tutto questo si scoprisse, chi lo sa… – che ha compiuto il folle e
assassino gesto, che cuore avrà (ammesso che ne abbia uno)?
Chissà se anche il suo non fosse già devastato da lacerazioni antiche e mai guarite?
Solo questo ci
chiediamo, oggi, senza alzare in piazza il patibolo…