Partito a novembre scorso dal capoluogo lombardo, “Giovani in voce. Aspettative, desideri,
realtà” è giunto anche nella città di Bari – terza tappa nazionale – incontrando
ragazzi, imprenditori ed Enti in una modalità insolita.
I relatori sono stati i giovani, gli ascoltatori l’altra
parte della medaglia del mercato del lavoro.
L’evento è stato organizzato dall’agenzia per il lavoroArticolo 1, grazie all’impegno dell’Amministratore
Unico dell’Agenzia del Lavoro Articolo 1 e direttore di filiale di Bari dott. Luigi Parrilla, in concerto con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e il suo Ufficio all’Orientamento placement che si occupa di fornire strumenti
utili all’inserimento nel mondo del lavoro attraverso personale qualificato.
Articolo 1 è una società italiana di servizi dedicati
alle Risorse Umane, nati con l’introduzione dei servizi privati in grado di far
incontrare domanda ed offerta di lavoro. Offrono supporto integrale che va dalla
ricerca e selezione, alla consulenza in materia di diritto del lavoro, passando
per l’executive search alla
riqualificazione del personale, fino ai processi di outplacement e di career counseling.
I saluti istituzionali sono stati affidati al prof. Giancarlo Tanucci, delegato del
Magnifico Rettore: «L’Ufficio di
placement sta costruendo un percorso specifico per la promozione all’interno
del territorio dei nostri giovani laureati. Ma talvolta non è abbastanza –
afferma –: è necessario che ci sia un
coinvolgimento regionale di tutte le Università in modo che si esca dal confine
e si possano dare maggiori possibilità. Ecco perchè, assieme al Rettore Antonio Uricchio, stiamo puntando all’agenzia del placement regionale viste le richieste giunte anche dalla scuola di medicina».
Ma il lavoro e il “mercato” dei giovani non è più
definito. «Siamo lontani dalle idee di
lavoro fisso, indeterminato che si aveva un tempo – dichiara Francesco Ventimiglia, autore RAI,
aprendo il dibattito -. A volte sta
diventando persino utile la flessibilità e il movimento all’interno del confine
nazionale e non. L’impegno dei ragazzi, il loro essere maggiormente auto
imprenditori, deve essere premiato».
Le esperienze sono di Maria, laureata e specializzata in Filologia Moderna, che ha
incontrato difficoltà per la candidatura post laurea: «Spesso richiedono un’esperienza
che chiaramente non abbiamo e ci si lascia prendere dallo sconforto –
ha raccontato -. Per fortuna ho trovato
nella dott.ssa Teresa Fiorentino e nel dott. Pasquale Bonasia (dell’Ufficio
placement dell’Università, ndr) una
solida base a cui affidarmi».
Ma c’è anche chi, come Amalia, laureata in Giurisprudenza, dopo aver pagato autonomamente
parta IVA, master, corsi di formazione ha avuto come risposta “è
troppo qualificata” e si è trovata a cancellare le sue qualifiche dal
curriculum.
Laureata in Giurisprudenza anche Valeria che dopo l’esperienza al Nord Italia, dove da praticante
riusciva a percepire dagli 800 ai 1000 euro al mese è tornata sperando di
trovare nella sua patria un “mondo” migliore: «Eravamo falsi dipendenti senza ferie, assistenza sanitaria e dopo
tante ricerche, studi, non potevo nemmeno firmare i miei atti – racconta sconfortata-. Tornata a Bari, ho lavorato per un
sindacato a cui ho chiesto 340 € per il lavoro di un anno: mi ha pagata ma mi
ha detto “non ci vediamo più”. Siamo sempre troppo giovani e con pochi anni
trascorsi iscritti all’albo».
E dall’esempio di Davide– da perito informatico ad addetto alle vendite, inventarista e commesso in
centri commerciali – si passa a quello di Micheledisabile mai assunto.
«Mi
sono diplomato nel 1997 e volutamente non ho proseguito gli studi –
prende a raccontare il ragazzo -. Ho
lavorato dove potevo specializzandomi nel settore informatico ma, nonostante le
agevolazioni per la nostra categoria, le aziende non ti assumono. Quello che
fanno è invece sfruttarti per qualsiasi lavoro non corrispondendoti la giusta
retribuzione e i giusti diritti».
«Spesso
pare– ha evidenziato Ventimiglia – che il
mercato del lavoro parli con il linguaggio del manzoniano Azzeccagarbugli
volontariamente per non farci capir nulla».
Tenta di chiarire le idee il dirigente della Regione
Puglia alle Politiche Giovanili, dott. Giuseppe Lella.
«Il
mercato del lavoro, i dati reali dicono che le assunzioni più immediate, anche
nel giro di un anno – afferma Lella -, riguardano proprio i ragazzi con un alto tasso di scolarizzazione e
specializzazione, come è anche vero che il tasso di disoccupazione non è certo
rincuorante».
La vera chiave risiede nelle politiche di sviluppo «queste però devono riguardare soprattutto –
sottolinea il dirigente regionale – le imprese che spesso anziché assumere, usano
le risorse per gestire il personale interno».
Disallineamento tra la preparazione universitaria e il
mercato del lavoro, un futuro su cui
investire ciecamente senza nessuna certezza.
Anzi, sì forse una sola: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, mica c’è
scritto sul salario …. .