Il Consiglio Comunale di Terlizzi, con voti unanimi, delibera di impegnarsi al fine di porre in essere tutte le azioni volte a prevenire la realizzazione della discarica di materiali ferrosi voluta dalla Fer.Live s.r.l., nell’agro di Palombaio, territorio dunque bitontino, ma non lontano da Sovereto, frazione del paese. Lo ha stabilito, ieri, l’assise durante una seduta monotematica voluta dalle associazioni ambientaliste terlizzesi, che si sono unite all’impegno di quelle bitontine per prevenire i rischi di un impianto che accoglierebbe solo materiali ferrosi, stando alle carte.
«Il consiglio si va ad aggiungere ad un intervento civico già in atto, perché nonostante la cava non è in territorio terlizzese, è come se lo fosse, data la vicinanza geografica minima» introduce il sindaco Ninni Gemmato spiegando che i luoghi immediatamente interessati qualificano quella che è la vocazione del territorio: agricola, data la presenza di uliveti da cui si ricava olio, risorsa importante per l’economia del territorio, e turistica, data la presenza di numerosi pellegrini in visita alla Madonna del Borgo di Sovereto, e ciclisti che percorrono l’agro e la vicina e antica via Traiana.
Una posizione che vede concorde l’intero consesso terlizzese, da sinistra a destra, intenzionato a proteggere il territorio terlizzese anche alla luce della drammatica esperienza dell’inquinamento causato dall’ex Laterificio Scianatico che tra il 1981 e il 2001, provocò un aumento di tumori e malattie respiratorie nella popolazione e 80 decessi.
Presenti alla seduta le diverse associazioni bitontine e terlizzesi impegnate nella battaglia contro la Fer.Live, intervenute per esprimere tutte le perplessità e i timori legati alla realizzazione dell’impianto: Ambiente e Vita, PuliAmo Terlizzi, Colibrì Atas, Legambiente Terlizzi e comitato di quartiere Borgo Sovereto.
«La cosa che più fa rabbia è leggere, tra le carte della società, che quella cava può essere riempita perché l’attività agricola presente nei terreni adiacenti non produce valore aggiunto all’economia del territorio. Chiediamo che le istituzioni escano per incontrare i cittadini ed informarli» denuncia Luca Matera, di Ambiente e Vita, seguito da Claudio Gravinese di Colibrì Atas e da Francesca Solitro di PuliAMO Terlizzi, che sottolinea la pericolosità del Fluff, la sostanza che sarà prodotta dalla lavorazione di rottami di autoveicoli, frigoriferi, serbatoi e che brucia nella terra dei fuochi: «Una sostanza che non vuole nessuno se non le ecomafie. Veleno puro, contrario alle norme europee che promuovono il recupero dei materiali e non il conferimento in discarica. Siccome intorno a contrada Colaianni ci sono altre cave il ostro timore è che il sito venga successivamente ampliato».
«Non vogliamo che Sovereto diventi una nuova terra dei fuochi. Studiamo progetti alternativi che siano in grado di recuperare il materiale riducendo al minimo l’impatto sul territorio» è l’invito di Chiara Izzo del comitato di quartiere Borgo Sovereto.
«Non è una semplice discarica di materiali ferrosi, ma una piattaforma integrata che includerà anche attività inquinanti» ricorda Giovanna De Leo, avvocato di Legambiente, fortemente critica verso la Città Metropolitana per la concessione della proroga del termine di efficacia della Valutazione di Impatto Ambientale, inizialmente concessa dalla ex Provincia di Bari e poi scaduta.
Posizione critica sostenuta anche dal consigliere regionale Domenico Damascelli, chiedendo alla Città Metropolitana di prendere una posizione netta: «La politica deve esprimersi, come sta facendo il Comune di Terlizzi, non può essere assente».
A rispondere per l’ente accusatoè il funzionario del Servizio Ambiente della Città Metropolitana di Bari Armando Diamanti, per spiegare le ragioni dell’ente.
«L’atto di proroga è stato di natura gestionale e non politica. Era un atto dovuto e la politica non aveva titolo in merito. Così come l’atto di concessione della Via, nel 2011, non è stato oggetto di ricorsi, perché è stato un atto in regola con i presupposti normativi di allora» spiega il funzionario affermando che, su consiglio della difesa, è stato necessario, nonostante il diniego iniziale, prorogare la Via per evitare risarcimenti a danno della Città Metropolitana, in quanto «motivi ostativi al rilascio della proroga non c’erano e non potevamo fare altro».
«Ma con quel provvedimento nessuna autorizzazione è stata concessa e la Fer.Live non può intraprendere l’attività se non a seguito della pronuncia del Consiglio di Stato. Non ci sono nuovi progetti utilizzati e non ci sono modifiche ai progetti originari» rassicura Diamanti precisando che l’ente non è in alcun modo favorevole alla causa della società.
Presente anche il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio che illustra la posizione del Comune, ricordando che nel 2013 si revocò l’iniziale parere positivo concesso nel 2011: «Abbiamo resistito, abbiamo vinto al Tar e siamo in attesa dell’udienza del Consiglio di Stato. Siamo fiduciosi. Il sito si colloca a pochi chilometri dal Parco dell’Alta Murgia, non tutelato da quest’ultimo solo perché non c’è mai stata una decisione politica in merito, non certo perché non ne abbia i requisiti. La nostra volontà è di continuare a resistere sia per quanto riguarda la Via che l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale, ndr). Chiesto alla difesa del Comune di verificare anche le responsabilità della Fer.Live, perché non mi sembra normale che essa cambi continuamente sede rendendo difficoltoso il reperimento ai fini della notifica di atti giudiziari».