Quando Domineddio s’è visto recapitare la pratica dal buon Pietro, s’è dato una
grattatina alla barba lunga e innevata, ha strabuzzato gli occhi ed ha letto
con un pizzico di stupore il nome della città dell’uomo per il quale veniva
avanzata la richiesta: Bitonto.
La fronte spaziosa s’è corrugata un poco e
l’onniscienza ha preso a macinare.
La ruggine dei secoli s’è sfarinata
lasciando il posto ad un popolo che imparava la vita sul costone di una Lama,
mirabile disegno della natura, una civiltà che batteva moneta propria, una
cirurga – Margarita – che a dorso di mulo curava i malati sulle
colline murgiane, cento e più piccole chiese ed una Cattedrale che faceva
emozionare persino Lui quando la rivedeva, un compositore insigne e tanti,
tanti direttori d’orchestra eccelsi, perfino un cantante evirato e bravissimo,
un pittore minuscolo e titanico sognatore, un pedagogista che si era ispirato a
Suo figlio per farsi educatore…
Caspita, ecco perché sono sempre andato fiero di questa città.
Bitonto, già.
Il Vegliardo non ha fatto in tempo a sorridere d’orgoglio
che subito le Sue labbra si sono increspate.
Dolorosamente.
Lo ha schiacciato
il rotolio di grigie immagini: strade sporche, periferie tristi, campanili
solitari e muti, furti, rapine e scippi…
“E allora, perché mi chiedono di farlo
“angelo custode?”, s’è chiesto dubbioso.
Gli era sfuggito un piccolo lembo di
memoria, che ha subito recuperato.
Ha visto con nitidezza uno scooter rubato – “uffa, e avast”, ha sussurrato in una lingua quasi sconosciuta, cosa stramba per Lui che tutto sa – sfrecciare su
una via larga, ha scorto due bimbi che, in quella, stavano attraversando.
Il
Vecchio stava per chiudere le palpebre per un sinistro presagio, quando all’improvviso
s’è materializzato un uomo, grande grande come il suo cuore, grande grande come
il Suo cuore, che “a volo d’angelo” – “così come dicono quei fessi dei
giornalisti sportivi laggiù. Uhm, però mi sa che stavolta ci azzecca” – s’è parato dinanzi a quel motorino assassino e ha
fatto da scudo ai due piccini.
L’impatto tremendo.
I centauri che fuggono
vigliacchi.
L’uomo che sbatte con terribile tonfo sull’asfalto.
I bambini che scoppiano in un
pianto disperato. Ma sono salvi. Salvi.
Il Vegliardo col dorso della mano carezza via una lacrima calda d’emozione dalla gota canuta.
Imbarazzo celeste.
E subito scandisce a voce alta: “Pietro, vieni qui. Porta la pratica
nell’ufficio “Nuovi Angeli Custodi” e di’ che va benissimo, quest’uomo è degno
di Noi”…