L’imperativo categorico è sempre lo stesso ora più che mai. Aiutare concretamente chi è davvero in difficoltà, a chi soffre e a chi fa fatica a procurarsi da vivere e da mangiare.
Nell’ora più buia e nella crisi più incredibile (e, per certi versi, più devastante) dalla fine della seconda guerra mondiale, l’esecutivo nazionale ha deciso, nella serata di sabato, di ascoltare il grido di dolore dei sindaci dello Stivale con una risposta concreta.
Anzi due, per essere precisi.
Da un lato, infatti – e l’annuncio è arrivato direttamente dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, affiancato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e dalla voce in collegamento Skype dal numero 1 dei primi cittadini, Antonio Decaro – il Governo ha anticipato 4,3 miliardi di euro del Fondo solidarietà ai Comuni – quindi un totale complessivo del 66 per cento – e dall’altro si aggiungeranno circa 400 milioni di euro derivanti dalla Protezione civile, e destinati sempre agli Enti locali.
In modo particolare, è bene soffermarci su questa seconda misura. Si tratta di un fondo che verrà diviso in base alle dimensioni dei singoli Comuni. Significa, allora, che ai capoluoghi di Regione e di Provincia andranno 150mila euro, mentre a quelli – come Bitonto – con popolazione che va dai 30mila ai 69mila abitanti, il contributo sarà di 80mila euro.
Come saranno usati questi soldi? Da un lato il Comune è autorizzato all’acquisizione di 50 buoni pasto utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari negli esercizi commerciali contenuti nell’elenco ad hoc e tenendo presente che il riparto per nucleo familiare sarà un massimo di 300 euro una tantum. Dall’altro, poi, saranno gli stessi sindaci a individuare la platea dei beneficiari del contributo, con priorità che sarà data a chi non percepisce già un sostegno pubblico.
Questa ulteriore misura “assistenziale” si aggiunge, allora, al “Cura Italia”, il pacchetto di 25 miliardi per aiutare imprese, partite Iva, commercianti, artigiani, esercizi commerciali colpiti duramente dal Covid-19.
Il Governo, però, soprattutto se le decisioni draconiane impostate sul “io resto a casa” dovessero proseguire oltre il 3 aprile (il che sembra scontato, a questo punto), si sta preparando a mettere sul tavolo un altro ricco piano di interventi di welfare. Il cosiddetto “Reddito di emergenza”, allora, per essere vicino concretamente ad altri dieci milioni di lavoratori.