«Dal letame nascono i fiori», cantava Fabrizio De Andrè nella celeberrima
canzone “Via del campo”.
Ed è proprio da quel letame chiamato mafia e dai suoi beni
che può nascere linfa vitale a vantaggio di tutti.
Si cerca di farlo anche a Bitonto, dove al 7 gennaio scorso
l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni
sequestrati e confiscati aveva sottratto ben 17 “ricchezze” alla criminalità
organizzata.
Di queste, 7 sono immobili già consegnati, quindi patrimonio
dello Stato, ed altrettante (locali, box, abitazione in appartamenti,
indipendenti) quelle ancora in gestione dall’agenzia. L’elenco, però, si
arricchisce di altri tre immobili che presto saranno consegnati al Comune.
Si tratta di piccolo appartamento situato a Mariotto, che
dovrebbe diventare uno sportello di ascolto sociale, gestito da associazioni e
cooperative no profit, che nelle intenzioni vorrebbero realizzare un front
office per le famiglie in difficoltà economiche.
Poi c’è una villetta indipendente in via Ragni, una traversa
di via Tommaso Traetta, che sarà destinata alle attività dello Sprar, lo
sportello per i rifugiati ed i richiedenti asilo.
Infine, c’è una villetta situata sulla provinciale per
Terlizzi, costruita in modo abusivo, e per la quale il sindaco Michele
Abbaticchio vorrebbe realizzare un’area verde. E, a quanto pare, non è tutto,
perché altri 4 immobili ben presto saranno tra le disposizioni
dell’amministrazione comunale.
Secondo il primo cittadino bitontino, «il bene confiscato
deve essere sotto l’attenzione delle istituzioni pubbliche, e credo che sia
utile creare infrastrutture che renda produttivo quel bene, oltre che
razionalizzare le risorse a disposizione. Occorre partire dalla necessità che
il riutilizzo dei beni sottratti alla criminalità sia teso a creare nuova
occupazione – ha proseguito
Abbaticchio – sottraendo potenziali soldati all’esercito del crimine nel
nido del crimine stesso».