È morto nella notte, dopo una lunga battaglia contro il
cancro, il politico pugliese Guglielmo Minervini, attualmente consigliere
regionale.
Protagonista dell’ultimo ventennio molfettese e pugliese, la
sua vocazione politica ha radici profonde.
Nato nel 1961, docente di informatica nelle scuole superiori
e direttore editoriale della casa editrice “La Meridiana”, si avvicina da
giovanissimo al mondo della politica, impegnandosi nel volontariato.
Fonda la Casa per la pace nel 1985 e diventa consigliere
nazionale di Pax Cristi, associazione contro la guerra presieduta in Italia dal
vescovo di Molfetta don Tonino Bello, a cui era legatissimo. Si batte per il
riconoscimento dei diritti degli obiettori di coscienza, dedicando al tema
anche due opere, edite da “La Meridiana”, cooperativa di cui è promotore.
La sua carriera politica inizia realmente nel 1994. In un’Italia
sconvolta dallo scandalo Tangentopoli, il molfettese riesce a recuperare il
consenso e, dopo aver vinto le prime primarie della storia della Puglia,
ottiene la candidatura e poi l’elezione a sindaco della sua città, che guiderà
sino al 2000.
Contribuisce alla nascita dei Democratici e della
Margherita, di cui è stato coordinatore regionale, e nel 2005 sostiene la
candidatura in Regione di Nichi Vendola ottenendo l’assessorato in entrambi i
mandati, prima con deleghe alla trasparenza, politiche giovanili e sport, poi
trasporti.
A lui si deve la nascita di Bollenti Spiriti, il progetto a
favore delle attività giovanili.
La malattia, resa nota nel 2013, non lo ferma.
Nel 2014 ambisce a diventare governatore della Puglia,
candidandosi alle Primarie del centrosinistra che videro vittorioso Michele
Emiliano.
Dopo la rottura con il Pd, aderisce a “Noi a sinistra per la
Puglia”, nelle cui fila si candida per il Consiglio regionale. Con circa 8mila
voti diventa per la terza volta consecutiva consigliere regionale.
Solo qualche giorno fa aveva annunciato sui social l’aggravarsi
della sua malattia.
Guglielmo Minervini lascia la moglie Maria e due figli,
Camilla e Nicolò.