Nei miei consueti pellegrinaggi ossianici, ieri c’era qualcosa di strano. Accanto alla cappella che ricorda i caduti della Grande Guerra, c’è uno slargo circolare che accoglie gli artisti di ogni sorta: il maestro Francesco Speranza come don Cosimo Stellacci, il finanziere Paolo Mancini e il poliedrico Franco Sannicandro. Ecco, proprio l’amico Franco aveva il solito sguardo che contempla l’infinito ed un sorriso più lucente del solito, nonostante il proverbiale sigaro. Ci siamo guardati come quando mi raccontava una nuova idea che, presto, si sarebbe trasfirnata in realtà. Ho dato un’occhiata al monumento funebre dell’amico teutonico che ben lo rappresenta, fra compiuto e incompiuto, e son andato via, portando con me una sensazione di sua allegrezza, che solo in seguito ho capito. Quando, davvero qualche istante dopo, la figlia del geniale Sannicandro ci ha fornito qualche dettaglio in più su una notizia che pure abbiamo dato l’altro giorno. Il messaggio pieno d’amore che una bambina ha affidato al mare per raccontare all’adorato nonno come va la vita quaggiù. Per giunta, diceva la piccola che sicuramente il papà della madre doveva stare lassù ad insegnare l’arte agli angeli. Quel testo meraviglioso era stato assicurato ad un palloncino color del cielo gonfio di quel vento che ha il nome antico del sole. Ed aveva sllcato le commosse onde del mare finché una ragazza non lo aveva incontrato sulla spiaggia di Torre Guaceto. Ecco, l’autrice dal grande cuore era ed è la nipotina di Franco. Che, da come sorrideva in foto pare abbia ricevuto il dono di quelle parole grondante affetto della piccola artista. E sappiamo che i bimbi riconoscono mille strambe fogge nelle nuvole che migrano nell’azzurro e fantasticano felici. Ecco, ora abbiamo una certezza: quej batuffoli di zucchero filato li hanno plasmati gli angeli che hanno imparato la magia della scultura nell’atelier dell’indimenticabile Franco Sannicandro…