La situazione
attuale. Fine della cassa integrazione
Dal
1º luglio, i 220 operai della Om Carrelli, grossa azienda sita nella zona
industriale di Bari, sono disoccupati.
E
con loro scendono nell’abisso del lavoro che scompare anche le rispettive
famiglie. Lunedì scorso, infatti, è scaduta la cassa integrazione.
È
scaduto il sussidio, senza rinnovo, mentre i tempi di una soluzione della
vertenza, con l’acquisto dello stabilimento da parte di un nuovo imprenditore
hanno tempi più lunghi, molto più lunghi della speranza di mogli e figli degli
operai.
Molti
dipendenti, dopo anni di onorato servizio ed encomiabili sacrifici, si sono
recati presso i centri per l’impiego per avviare le pratiche di disoccupazione.
La cronistoria
della crisi dell’azienda
Om
Carrelli è un’azienda in origine del gruppo Fiat. Poi, viene venduta alla
Steel, gruppo tedesco Kion. Ad un certo punto Kion vuole disfarsi dello
stabilimento barese. Il sindacato concorda che ci sia almeno un accompagnamento
all’uscita per i lavoratori. Kion pone a disposizione circa 7 milioni di euro.
Un «tesoretto» da 10mila euro a lavoratore. Una parte dei lavoratori baresi
sarà trasferita presso lo stabilimento di Luzzara (Reggio Emilia). Un’altra
parte andrà a lavorare in Germania. Ma saranno appena 15 gli spostamenti. Chi
va in mobilità avrà diritto ad una corposa liquidazione. Chi invece resta in
cassa integrazione percepirà 24mila euro.
Le soluzioni
proposte. Tutte poco credibili
Numerose,
nel tempo, le soluzioni prospettate e i salvatori della patria che, poi, si
sono rivelati autentici bluff.
Il
primo è un imprenditore, Marco Saltalamacchia, ex dirigente Bmw. Ma non si fece
nulla, perché non c’era la cordata che prometteva di avere al suo fianco.
Di
seguito, tocca agli inglesi di Frazer Nash. Si firma un protocollo al ministero,
ma i tedeschi non si vedranno mai.
Cominciano
sette lunghi mesi di presidi dei lavoratori dinanzi ai cancelli dell’azienda.
Il
20 dicembre 2013, l’accordo.
Il
presidio viene sgomberato. A patto che si cerchi un nuovo acquirente.
La Metec,
ultima spiaggia
Attorno
al tavolo di concertazione presso il Ministero dello sviluppo economico pare
siano seduti i proprietari dell’impresa, la Regione Puglia e la Metec spa, il
nuovo interlocutore. La trattativa dovrebbe avere uno sbocco positivo a
settembre prossimo. Ma nulla è certo.
L’azienda
torinese lavora per il 75% per conto della Fiat e per il 25% restante con altre
case automobilistiche.
Il
tesoretto messo a disposizione da Kion verrà congelato per cofinanziare
l’investimento che dovrebbe realizzarsi a Bari.
Tuttavia, è necessario che il capannone venga ceduto in comodato d’uso,
cosicché non ne ricada il peso economico sull’acquirente e la Regione Puglia s’impegni
a tutelare gli operai con un contratto di programma ed investendo risorse per
la formazione.
Solo
in questo modo il domani dei lavoratori e dei loro cari potrà essere meno
incerto.