Don Vito Piccinonna è stato riconfermato come direttore della Caritas dell’arcidiocesi Bari Bitonto. A riconfermarlo alla direzione è stato, nei giorni scorsi, l’arcivescovo Francesco Cacucci.
«Ovviamente non esistono scatti di carriera nella Chiesa. Ma solo scatti di servizio. Le nomine e tutto ciò che ci vede coinvolti lo leggo come una chiamata spirituale da parte di Dio ad amare di più, ad allargare di più il cuore, perché abbiamo tutti quanti il cuore piccolo e Dio, attraverso queste modalità, ci aiuta ad allargarlo e renderci disponibili per questa animazione della carità su un territorio diocesano molto vasto. 700mila persone abitano il nostro territorio, 126 sono le comunità parrocchiali» ci dice il parroco della basilica dei Santi Medici e attuale presidente della Fondazione Opera SS. Medici Cosma e Damiano Bitonto Onlus.
«Molto bello e positivo è il protagonismo di tutte le comunità parrocchiali che, con i loro sacerdoti, le caritas parrocchiali e i loro impegni, cercano di condividere, di strutturare insieme un’animazione che cerchi di andare verso le vecchie e le nuove povertà» contiua don Vito, descrivendo lo spirito con cui si appresta ad affrontare questo persorso quinquennale (cinque infatti sono gli anni di durata della nomina): «Come non guardare in maniera prospettica e profetica l’arrivo di altre persone da altri territori. Noi non dobbiamo obbedire a nessuna politica. Dobbiamo obbedire al Vangelo, che non si sofferma su chi viene dopo e chi viene prima, ma ci ricorda che prima di tutto vengono i più poveri, di qualsiasi colore e religione. La sfida più grande è integrare, compiere sempre più gesti di inclusione verso tutti. Non dobbiamo lasciare nessuno fuori, anche perché è pericoloso per tutti quanti. Ben venga una solidarietà a 360 gradi, che si faccia inclusione, assistenza, integrazione verso tutti».
«Una delle più grandi sfide sotto gli occhi di tutti è la mancanza di lavoro soprattutto per i più giovani – continua – Non bastano i cerotti, le elemosine. Occorre una politica che, a tutti i livelli, sia più coraggiosa, che attraverso un lavoro dignitoso, sappia far riprendere a molti un percorso di dignità. Ed è proprio la dignità che è necessario che le persone riscoprano. Ma questo è possibile solo se hanno un lavoro dignitoso, onesto e sicuro. Ricordo sempre alcune espressioni di papa Francesco, che, qualche anno fa a Seul, ad una associazione disse: “Fate bene a dare del pane ai più poveri, ma meglio ancora sarebbe se queste persone fossero in grado di procurarsi quel pane con le proprie mani”».
«Questa è anche una sfida per i più giovani, che oggi sono i veri poveri, perché non hanno una prospettiva e guardano con fatica il loro futuro. Soprattutto noi adulti dovremmo fare qualche passo indietro per far respirare e far volare un po’ di più loro» conclude.