Tra poche ore sarà festa a Bitonto. Nella terza domenica di Ottobre, la città dell’olio omaggia e festeggia i suoi Santi Medici Cosma e Damiano, col classico e consueto appuntamento de “L’Intorciata”, che chiamerà a raccolta a Bitonto migliaia di pellegrini e fedeli, in cammino di fede e devozione per i Santi Anargiri.
A poche ore dalla processione, don Vito Piccinonna, rettore della Basilica dei Santi Medici Cosma e Damiano, ha voluto raccontare il significato della giornata di domani e del culto dei tanti pellegrini che giungeranno a Bitonto. In particolare, quella di domani sarà una festa che vivrà nel ricordo della povera Anna Rosa Tarantino, la donna vittima innocente di una sparatoria tra clan avvenuta lo scorso 30 dicembre. I Santi Medici in processione, infatti, attraverseranno proprio i luoghi di quel terribile episodio di cronaca che ha macchiata profondamente l’intera comunità bitontina.
«L’esempio dei Santi è spendibile nella vita quotidiana e ci auguriamo che mai più sia sparso sangue innocente nella nostra città – è il monito di don Vito –. Ci dobbiamo lasciare provocare dalla vita bella e buona dei Santi perché la nostra faccia un salto maggiore. Penso che i Santi Medici non guariscano solo i corpi, ma anche i cuori, le anime. Vogliano portarci il desiderio di una vita più umana, più giusta, più equa, più solidale. L’augurio che ci facciamo reciprocamente è che le ferite siano risanate attraverso una giustizia che deve essere sempre salvaguardata, nei piccoli gesti: dal saluto reciproco, dal fermarsi e dall’essere attenti a chi ci passa accanto».
Cuore, appunto. È lì che i fedeli nutrono devozione ed è da lì che partono le loro speranze, le loro preghiere per chi ha più bisogno.
«Gli occhi luccicanti di tanta gente fanno comprendere, pur senza parlare, che cosa portano nel cuore: tante speranze per tanti ammalati, bisognosi, famiglie, persone che non ce la fanno a tirare avanti – ha continuano –. E tante volte, mi è capitato proprio domenica scorsa, dopo la celebrazione in soli 5 minuti sono venuti tre genitori a portarmi dei bambini chiedendomi di avvicinarli alle immagini dei santi perché bambini che già avevano vissuto nel giro di pochi anni di vita, diversi interventi chirurgici».
E poi c’è la comunità tutta di Bitonto: ci sono soglie di povertà da abbattere, ci sono persone in difficoltà da assistere. E la Fondazione Santi Medici, al suo venticinquesimo anno di vita, è esempio vivo di sussidiarietà.
«Siamo presi da mille cose, da mille problemi, dalla fretta quotidiana. Però, abbiamo bisogno tutti quanti di fermarci, come fece il samaritano che vide e non passò oltre. Si fermò, si fece vicino e prossimo».