Un colpo solo, dritto al polpaccio, sparato per scoraggiare il giovane
rampollo da qualsiasi mira di potere all’interno del clan.
È questa la ricostruzione più plausibile dell’agguato di giovedì sera
ai danni del 17enne R. B., già volto molto noto alle forze dell’ordine a
causa della sua facile abitudine ad usare la violenza.
Poco dopo le 22,
stando alle testimonianze raccolte dagli inquirenti, il minorenne è stato
raggiunto da tre persone a piedi tra via Speranza e via Giuseppe
Modugno.
Dopo un breve diverbio,
uno dei tre ha estratto la pistola sparando e colpendo alla gamba il giovane.
Un classico gesto
intimidatorio molto probabilmente ad opera di qualche altro esponente del suo
stesso presunto clan di appartenenza evidentemente infastidito dall’esuberanza
del minorenne.
È risaputo, infatti, che i
gruppi criminali preferiscono il silenzio per poter ottenere i risultati
migliori con i loro traffici illeciti.
Le indagini delle forze
dell’ordine, però, non sono state così semplici.
A complicare notevolmente
tutto, e a ritardare di almeno un paio d’ore l’inizio della raccolta delle
prove, ci si è messo anche il medico di guardia del Punto di Primo
Intervento di Bitonto dove B.R. è stato trasportato dopo l’agguato.
Il medico, infatti, ha
dimenticato di avvisare immediatamente Polizia e Carabinieri, rimediando solo dopo un paio d’ore a seguito
della sollecitazione dell’operatore del 118 chiamato in causa per trasportare
il ferito al Policlinico di Bari.
Nonostante il ritardo, e
le dichiarazioni contraddittorie della vittima e di suo padre, che in un primo
momento parlavano di uno scooter con a bordo due persone, i Carabinieri della
locale stazione hanno trovato sul luogo della sparatoria il bossolo del
proiettile, riuscendo a risalire con quasi matematica certezza alla causa
della gambizzazione.