Lecci ormai rovinati e persi per sempre. Lavori “da cialtroni” in progress in largo Teatro.
Sono questi i temi su cui ha ruotato l’ultima filippica di Gino Ancona, che ieri si è esibito in un comizio per smontare, a suo dire, alcune leggende che da qualche giorno l’Amministrazione comunale sta diffondendo.
L’anarchico, infatti, è convinto che i politici hanno fatto morire i lecci cittadini.
«Hanno creato un enorme danno ambientale con la loro cattiva potatura – ha incalzato Ancona – perché i lecci sono depuratori naturali e sono degli alberi fondamentali per il controllo delle emissioni nocive nell’aria. Nonostante il verde cittadino si sia notevolmente ridotto negli anni a causa di insediamenti abitativi, quel poco rimasto è stato fatto morire, e adesso ci sarà un incredibile innalzamento del livello di inquinamento ambientale».
Disastri, a suo dire, sarebbero anche in corso d’opera nel cantiere di largo Teatro, «dove è in corso un lavoro da cialtroni, come dimostra il pessimo lavoro fatto sulle basole che all’improvviso sembrano essere scomparse. Adesso i lavori sono ripresi in modo ancora scandaloso perché anche il rattoppo della pavimentazione è una autentica porcheria, in quanto in una operazione di restauro va integrato quello che c’è con materiale dello stesso tipo».
Responsabile di tutto questo, ovviamente, è l’amministrazione comunale, «perchè deve gestire i lavori, visto che la Soprintendenza dà soltanto delle indicazioni che però non sono eseguite bene. Io mi sono proposto, a titolo completamente gratuito, per offrire il mio contributo per i lavori di largo Teatro, ma ovviamente non sono stato tenuto in considerazione. Forse proprio perché senza costo».
Ma il giudizio su Abbaticchio e soci va oltre: «Si erano presentati come salvatori della patria. Il loro motto era AMO, in realtà con l’amo hanno soltanto pescato gli allocchi, noi cittadini. Pensano soltanto ad accendere le telecamere quando c’è da organizzare spettacoli e poi le fanno spegnere quando c’è da nascondere qualcosa».
Una fotografia di una città, a sua detta, in ginocchio: «Per colpa di questi signori che pensano soltanto a far quadrare i conti, metà dei bitontini è in fase di pignoramento, ed è pignorata anche quella parte di pensione che servirebbe per un futuro migliore. A me, per esempio, è stata tolta la posta pay e i suoi 20 euro».
Quindi un attacco alle associazioni culturali cittadine: «Da quando sono nate, la città ha avuto un livello sempre più basso di cultura ed è regredita sotto questo punto di vista ed è diventata terra di vastasi».
In chiusura, un elogio a De Vanna, «che ci ha donato la prima galleria nazionale di arte di Puglia» e un invito ai cittadini di organizzarsi in un’assemblea civica permanente per tutelare i loro diritti.
Poi, infine, un rapido sguardo al resto del mondo, e quindi “no” alla Tav, “no” al gasdotto che dovrebbe approdare in Salento, la sua versione della guerra in Ucraina, dell’euro, e della democrazia…